L’Economist della scorsa settimana ha dedicato un approfondimento “The battle of the China’s backyard” all’area del sud est asiatico, centro dello scontro tra gli Stati Uniti e la Cina.

L’anno del Covid ha reso la Cina più aggressiva e sicura di sé. Nel mare cinese meridionale ha ribadito le proprie pretese su porzioni di mare e giacimenti di idrocarburi ed accompagnato le proprie navi da pesca intensiva con le fregate dell’esercito. Ha poi effettuato pressioni sui paesi rivieraschi e spinto le èlite economiche – di origine cinese – ad indirizzare le scelte commerciali verso Pechino. 

Gli Stati Uniti hanno reagito tardi, mostrato presenza e muscoli ma il gioco si presenta in alcuni paesi incerto.

Alcuni paesi hanno messo in discussione le tradizionali alleanze come le Filippine, che vedono una contrapposizione interna tra corte suprema, l’esercito e il Presidente Duterte, in quel paradosso che Richard Javad Heydarian ha ben compreso e descritto nel libro “The Rise of Duterte: A Populist Revolt Against Elite Democracy”, altri vedono i propri governi dare una spallata alle fragili democrazie come la Malesia, il cui primo ministro dichiarando lo stato d’emergenza Covid perenne ha de facto interrotto le funzioni del parlamento. 

In un tempo eccezionale l’ipotesi è che più dei principi possano le opportunità.

Il modello autoritario cinese si mostra più funzionale ai regimi autoritari perché non ne mette in dubbio la legittimità (si consideri il caso birmano o thailandese) e poco importano i diritti dei lavoratori e delle minoranze, cosa che non avviene per le amministrazioni statunitensi che si interrogano e adottano sanzioni, ma le pretese cinesi di lebensraum o spazio vitale, confliggono con gli interessi degli stessi paesi.

Lo sfruttamento idrico dei cinesi del fiume Mekong ad esempio, ha aggiunto in questi giorni livelli mai conosciuti, ponendo dei problemi di sostenibilità alle fragili economie laotiane e cambogiane, i cui regimi satelliti sono da sempre i primi partner cinesi.  

Oltre alle richieste di libertà politiche ed economiche in un’area di mondo tradizionalmente agli ultimi posti al mondo in termini di democrazia e trasparenza, le risorse e le opportunità dovrebbero essere il tema centrale dell’agenda estera dell’amministrazione Biden.

La guerra delle influenze è appena cominciata e azzardiamo l’ipotesi che le Filippine del caudillo Duterte, sarà il primo terreno di scontro con le elezioni presidenziali del 2022.

11 marzo

 

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