Cristiano è un amico.
Ha superato gli ottant’anni, ma il tempo con lui sembra aver perso ogni autorità: il corpo tonico, il passo leggero, la mente lucida e brillante.
Negli anni Sessanta fu campione italiano di sci nautico, in un tempo che oggi pare leggenda: un mondo di acque azzurre, spiagge dorate e notti infinite.
Preferiva allenarsi al mare, soprattutto in Costa Azzurra, dove si era formato un piccolo regno italiano, vibrante di giovinezza e di avventure.
Si sa: l’acqua ferma è perfetta per l’allenamento, ma è il mare, con le sue onde capricciose, a insegnare davvero la padronanza e la finezza.
Cristiano faceva parte della corte spensierata dei “les Italiens” — Beppe Piroddi, Franco Rapetti detto “il Principe”, Rodolfo Parisi e Gianfranco Piacentini — sotto il sorriso regale di Gigi Rizzi, che allora bastava a far tremare il cuore delle dive più celebrate del mondo.
Fu proprio Gigi, un giorno, a chiedergli un favore speciale: insegnare a Brigitte Bardot a sciare sull’acqua.
Cristiano ricorda ancora il sorriso di Brigitte, la sua dolcezza rara, le poche frasi d’italiano mormorate tra una risata e un equilibrio incerto sulla tavola.
Cingerla per un istante, solo per sorreggerla nell’acqua, fu come toccare per un momento la perfezione: un lampo di felicità pura che, a distanza di decenni, continua a illuminargli lo sguardo.
Con il garbo di un gentiluomo d’altri tempi, Cristiano ha poi lasciato la vita sportiva per dedicarsi agli affari.
Oggi è ancora un ricercatissimo nutrizionista: vederlo raccontare della sua età anagrafica è ogni volta uno spettacolo di incredulità.
Francesco, suo figlio, credevo lavorasse per la cooperazione internazionale, ma è stato solo di recente, ascoltando un podcast che Cristiano mi ha inviato — un’intervista al Sole 24 Ore — che ho scoperto la verità: Francesco insegna alla Lee Kuan Yew School of Public Policy della National University of Singapore, dove ha una cattedra in Governance globale.
L’intervista è limpida, piena di contenuti chiari e riflessioni ponderate. Consiglio di ascoltarla, soprattutto quando Francesco osserva che il secolo asiatico potrebbe nascere da un accordo sistemico — difficile ma possibile — tra India e Cina.
Eppure, mentre ascolto quelle analisi così attente e consapevoli, un sorriso mi sfiora le labbra.
Perché io, prendendomi una vacanza dai dossier di politica internazionale, rimango irrimediabilmente innamorato degli anni d’oro della Costa Azzurra e continuo a pensare che il vero centro del mondo sia rimasto là, tra Saint-Tropez e Juan-les-Pins.
Altro che Cina e India.
1 maggio
Intervista a Francesco
Postilla
Riceviamo un video di Cristiano in un sorprendente museo dello sci nautico. È nostro piacere condividerlo con i nostri lettori