In questi giorni si apre un nuovo, ultimo capitolo.

I grandi del mondo si incontrano e parlano di ordine mondiale, pace ed affari. Abbiamo iniziato con il cancelliere tedesco che visita Xi Jinping con il gotha dell’imprenditoria tedesca. La Germania è legata alla Cina come fosse il suo cavallo da tiro, automotive e milioni di vetture, ma anche meccanica, chimica, trasporti e logistica. L’Europa delle piccole potenze si interroga sui legami dei tedeschi con i cinesi, quando ancora ieri erano i russi, liasons dangereuse della fu locomotiva d’Europa.

Thierry Breton, il commissario europeo, parla di morte del motore endotermico in pochi anni. Scopriamo che dobbiamo riflettere su quale macchina acquistare perché rivenderla sarà un brutto affare, mentre ci saranno da ricollocare più di mezzo milione di persone occupati nel settore nella sola Europa, ovvero il 6,6% dell’intera forza lavoro diretta ed un indotto vicino ai due milioni. Le batterie sono cinesi e così le materie prime che la compongono. Un affare ragionevole? Pare di no e ci si interroga sulle dipendenze tossiche.

Chi fra di noi avrebbe voluto essere una mosca nella stanza dell’incontro tra Xi Jinping e Biden? Un americano bianco di Scranton, Pennsylvania ed un cinese figlio di un notabile di Pechino epurato dal partito che ha vissuto in una grotta. Ordine mondiale e commerci, e la faccenda di Taiwan che sembra una cancrena, ma che a guardarla bene assomiglia ad un problema che nessuno può risolvere sanza sfasciare il vaso di Pandora.

Cosa fare con la Cina? Il decoupling è affare necessario all’Occidente, ne abbiamo fatto una linea editoriale, ma la domanda se fare a meno della Cina è la domanda sbagliata. Il tutto o nulla è una sciocchezza che poco racconta sulle dinamiche economiche delle catene della produzione e gli equilibri della politica. Conflitto e competizione sono termini tanti astratti che possono stordire i tifosi e gli sciocchi, quando la domanda corretta è chiedere quale direzione intraprendere. Stabilire la cornice delle regole è una prima condizione necessaria.

Il WTO non ha funzionato. La Cina è parte dei commerci globali, ma non si è posto attenzione sulla natura delle sue produzioni, il pieno accesso al mercato di operatori esteri, alle sovvenzioni dallo stato. I meccanismi sanzionatori dei tribunali WTO non sono efficaci ed i round d’incontri volti a implementare gli accordi non ottengono risultati da anni. L‘implicito difetto del modello del WTO è aver ritenuto che il libero mercato porti aperture e trasparenza da parte della Cina. Parlare di libertà d’impresa e democrazia ha ingenerato confusione e aspettative, il mercato non porta democrazia e la richiesta di avere un partner legittimato da un popolo che vota è irrealistico.

Una possibile idea è limitarsi ad un protocollo minimo esercitando il controllo dello stato sugli asset strategici, ad esempio il controverso ingresso del gigante di stato cinese Cosco nei porti europei. È necessario affermare che per un commercio equo servono condizioni eque. Vengo ad un esempio e poco conta che non indossi un paracadute, si potrebbe ipotizzare con il rispetto dei diritti sindacali dei lavoratori, che sarebbe una prospettiva diversa che discutere di diritti umani con una bacchetta in mano. Sarebbe il primo punto di discussione, per poi ritornare alle annose questioni delle norme su marchi e brevetti, l’accesso ai mercato cinese da parte di istituzioni bancarie ed imprese occidentali, gli aiuti di stati distorsivi della concorrenza. Non rispettare le regole minime è concorrenza scorretta ed eco-dumping (si perdoni il neologismo), cosa che è avvenuto fino ad oggi. 

E’ cronaca di queste ore le notizie sui lavori della COP27 sul clima non soccorre i buoni propositi. Tra Occidente e Cina rimangono aperte questioni vitali, come le necessarie stringenti norme di applicazione sulle emissioni di CO2 e le compensazione per i paesi poveri danneggiati dal cambiamento climatico. I dignitari di Pechino ribadiscono che sono paese in via di sviluppo e non vogliono mettere mani al portafoglio. Chapeau!

Il virus di Wuhan ha cambiato il mondo. Gli occhi dei più sbadati si sono risvegliati dal torpore, la Cina è svelata ed ora è sotto la lente del nostro mondo. E’ stata per vent’anni l’opificio globale, che ci ha concesso di portare tanti problemi lontano da casa, di rendere più ricche delle corporation multinazionali e far risparmiare i consumatori, ma anche far perdere milioni di posti di lavoro nel settore manufatturiero in Occidente.

20 Novembre

Report US

https://www.uscc.gov/sites/default/files/2022-11/2022_Executive_Summary.pdf

La voce della Cina

http://sl.china-embassy.gov.cn/eng/zt_1/WTO/

 

How Influential is China in the World Trade Organization?

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