La piattaforma streaming Mubi offre in questi giorni la visione del film “Cemetery of Splendour”, del 2015 del regista thailandese Apichatpong Weerasethakul. Opportunità davvero rara, perché i film dell’autore hanno poca distribuzione nelle sale.

“Cemetery of Splendour” racconta la vicenda di un gruppo di soldati thailandesi colpiti da una misteriosa letargia durante gli scavi in un luogo conosciuto come il cimitero dei re. I lavori disturbano la quiete dei luoghi e dei defunti, che sono ancora in guerra tra loro, drenando ai soldati energie vitali. Le infermiere di un ospedale improvvisato, si trovano animali da cortili all’interno delle sale e misteriosi macchinari utili per il riposo dei malati, hanno poteri di medium ed entrano in contatto con il mondo degli spiriti che agiscono tranquillamente con i vivi.

Un film che dalle nostre parti sarebbe stato un horror, diviene un ennesimo gioiello della cinematografia di Apichatpong Weerasethakul, già vincitore di una Palma d’oro a Cannes con il film “Uncle Boonmee Who Can Recall His Past Lives” di cui mantiene lo stile narrativo e la tecnica cinematografica fatta di “scatti hanno una durata compresa tra 10 secondi e diversi minuti; lo spettatore si sente fluttuare con le immagini e quando il taglio accelera brevemente, viene simulato un movimento cullante e oscillante.” come ha osservato Glenn Kenny dalle pagine del New York Times, chiedendoci un certo impegno a guardare il film della durata di oltre due ore, perché i nostri sensi non sono educati ai tempi dilatati di Weerasethakul.

“Cemetery of Splendour” è diverso da ogni film che abbiamo visto negli ultimi anni. Le nostre convenzioni vengono spezzate, le aspettative piegate ad un racconto che racconta semplicemente un mondo diverso da nostro. La morte non allontana chi lascia la vita, ma lo conduce in un altro luogo dove vi sono porte per tornare a raccontare e domandare a chi è tra i vivi.

Weerasethakul è nato a Khon Kaen nell’Isaan thailandese, dove davanti ad ogni abitazione si trova una casa degli spiriti per dare riparo allo spirito degli antenati e dove l’apparizione di un serpente davanti alla porta viene festeggiata come il ritorno di lontano parente morto anni prima. Vita e morte si sfumano, nulla si perde per sempre ma rimane, nella presenza di un segno o nel canto degli uccelli. Sincretismo religioso tra il buddismo theravada ed il culto arcaico degli antenati, dove la morte è passaggio e non fine del tutto.

La cinematografia di Weerasethakul piace a tutti quelli che hanno la pazienza di volerla conoscere. E’ raro trovare un gradimento tanto alto nei giudizi degli spettatori, ma è altrettanto mortificante sapere che questo viaggio è di pochi e per pochi perché richiede attenzione e curiosità. I film di Weerasethakul costano poco, il budget per il film non superava il milione di euro, ma incassa nulla, meno di centomila euro.

Il regista thailandese non pare lamentarsene affermando che avere poche risorse lo rende più libero nelle scelte artistiche, una ragione in più per sostenere il suo lavoro ed opere.

10 luglio

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