Rodrigo Duterte è un uomo duro.

Il presidente delle Filippine sa come combattere la criminalità nel suo paese. Metodi spicci e diretti, licenza di uccidere spacciatori e piccoli criminali. I numeri dell’ondata del giustizialismo di Duterte fanno venire i brividi, si parla di oltre 10.000 persone in due anni.

Il popolo filippino che lo ha acclamato alle elezioni apprezza lo stile dell’uomo di Mindanao, l’isola meridionale da dove arriva il caudillo. La voce della Chiesa rimane isolata e così quella di tanti intellettuali, che vedono in Duterte un potere arbitrario ed ottuso. Quando era un giovane comunista, si narra che apprese il mestiere della violenza da José Maria Sison, intoccabile nelle Filippine ma ritenuto un terrorista dai governi americani ed europei.

Forte con i deboli e gli ultimi nel suo paese, sprezzante verso il mondo cattolico, Duterte pare rassegnato nello scontro con la Cina e le sue pretese territoriali nello specchio di mare di fronte alle coste filippine.

Nel suo discorso pubblico settimanale di lunedì (19 aprile), Duterte ha dichiarato, “Se le Nazioni Unite chiederanno alla Cina di restituirci quanto ci è stato tolto, la Cina lo farà?”

Duterte ha affermato che combattere per la sovranità filippina contro la Cina nel Mar delle Filippine occidentali porterebbe solo alla guerra, un argomento tanto eccessivo che risulta poco plausibile agli esperti di diritto del mare e da alcuni funzionari governativi. “Possiamo riprenderlo solo con la forza. Non c’è modo di riavere quello che chiamano il mare delle Filippine senza spargimento di sangue “, ha ripetuto Duterte ed una qualsiasi presa di posizione dell’Onu non sarebbe ascoltata dalla Cina.

Le ambiguità di Duterte, che ha messo in discussione la tradizionale alleanza con gli Stati Uniti definendolo servaggio, ma tanto poco ha fatto per la difesa dell’integrità filippina, hanno trovato in Antonio Carpio, ex presidente della Corte Costituzionale, un acerrimo oppositore e primo difensore del paese. Carpio ha dalla sua parte le alte cariche dell’esercito e parte del potere giudiziario.  

“Questo è quello che non capisco di lui. È un sognatore “, ha detto Duterte, riferendosi a Carpio, ma non può tener conto che i sentimenti anticinesi della popolazione sono in rapida crescita. La vicenda di pescatori filippini allontanati dalle loro tradizionali aree di pesce da navi da guerra cinesi ha fatto insorgere l’opinione pubblica del paese.

Le isole artificiali costruite dalla Cina in acque territoriali filippine, garantiscono a Pechino lo sfruttamento delle risorse naturali tramite una pesca non regolamentata che ha saccheggiato i mari, mentre nuove prospezioni geologiche sono alla ricerca di ricchi giacimenti di gas ed idrocarburi.

Carpio non ha mollato la presa ed ha affermato che l’invio di vaccini anti covid cinesi Sinovac – gli stessi dichiarati inefficaci dalle autorità di Pechino – rientra una sorta di ennesimo scambio tra Cina e Duterte.

Carpio però non affonda il colpo finale ed aspetta. La stagione di Duterte volge alla naturale conclusione, non potendosi candidare un’altra volta, tuttavia la figlia Sara Duterte-Carpio presidente, sindaco della città di Davao – dove prese il posto del padre – avrebbe grandi possibilità di vittoria ed è in vantaggio nelle prime proiezioni di voto.

Il presidente minimizza, “Questo non è per le donne. L’impostazione emotiva di una donna e di un uomo è completamente diversa “, ma pochi credono alle parole del caudillo e pensano che sia la sola che possa sconfiggere il candidato Manny Paquiao, un ex pugile campione del mondo in ben 8 categorie di peso oggi senatore della repubblica.

Sara Duterte ha sposato un Carpio, cugino del Antonio, il più grande critico del presidente e rispetto al padre è più vicina agli Stati Uniti che alla Cina.

Sembra il romanzo delle famiglie regnanti nell’europa medioevale dei matrimoni, si formavano le alleanze o almeno mettevano al riparo gli stati da guerre rovinose. Le Filippine non sono una faccenda di lotta di partiti, ideologie, gruppi d’interesse o di clan contrapposti, piuttosto di conflitti interni ad una famiglia estesa che amministra il paese come fosse “Cosa loro”.

27 aprile

 

 

 

 

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