Confesso che trovai irresistibile – e per certi versi quasi osceno – l’atto di chiedere a un’intelligenza artificiale di scrivere una sceneggiatura su Elon Musk. Un gioco da bambini postmoderni: scrivere, tramite la creatura digitale del genio sudafricano, la fine del genio stesso.

Era una sceneggiatura per un film di James Bond. Eccentrica, caotica, barocca. Vi si narrava di un visionario senza patria, Elon, che tentava di conquistare il mondo con una nuova religione tecnocratica, fatta di razzi, criptovalute e manipolazione quantica. L’unico ostacolo era il vecchio despota americano, Donald Trump, diventato presidente di nuovo grazie a un mix letale di nostalgia, bugie e reality show.

I due finivano per scontrarsi in orbita, nel silenzio siderale dello spazio profondo. E nel finale – quasi fosse Shakespeare trasmesso da Netflix – Trump, abbandonato nell’abisso interstellare, fluttuava in una capsula vuota, incapace di capire se fosse morto o semplicemente offline. Musk, invece, spariva. Dissolto. Come un algoritmo che ha finito di calcolare.

Lo inviammo. Non a Hollywood. Ma a chi, forse, avrebbe potuto capire. Poi ce ne dimenticammo. Era solo un gioco. Una previsione. Una distorsione. Ma oggi… oggi sembra fosse già tutto scritto.

Perché nel giugno 2025, la sceneggiatura si è avverata.

Tutto è cominciato con una legge. Un nome ridicolo, come spesso accade: “One Big Beautiful Bill”. Un provvedimento trumpiano in pieno stile, che prevede – tra le altre cose – l’eliminazione dei crediti d’imposta per chi acquista veicoli elettrici. Uno schiaffo a Tesla, a Musk, e a tutto il sogno di un futuro decarbonizzato. Un ritorno al carbone, al Texas, alle pompe di benzina illuminate da neon patriottici.

Musk si è infuriato. Lo ha detto, lo ha postato, lo ha lasciato trapelare tra le righe di una minaccia: “Se continua così, svelerò tutto. Anche Epstein. Anche la verità su Space Force. Anche il fatto che senza i miei soldi, Trump oggi sarebbe ancora a vendere bistecche surgelate”.

Trump ha risposto come sa fare: minacciando ritorsioni. Ha parlato di “cancellare i contratti” governativi a Tesla e SpaceX, di rimuovere Jared Isaacman – amico di Musk – dalla direzione della NASA. Ha iniziato a promuovere pick-up a benzina come fossero crociati in missione.

Eppure, queste sono solo premesse. Solo pretesti.

La verità è più primordiale.

Trump e Musk si odiano perché sono speculari e incompatibili. Il primo è tutto istinto e appetito: un pachiderma narcisista, avido di applausi e hamburger, privo di qualunque idea di futuro. L’altro è l’angelo caduto della razionalità, un genio solitario che sogna colonie su Marte e connessioni neurali, ma che non sa cosa significhi stringere la mano a un elettore del Missouri.

In comune, solo una cosa: la volontà di dominio.

E così, nell’estate del 2025, è accaduto l’impossibile. Musk ha attaccato Trump in pubblico. Trump lo ha definito “pazzo, ingrato e potenzialmente pericoloso”. I mercati hanno tremato. Le azioni Tesla sono crollate del 14% in un solo giorno. Musk ha minacciato di fondare un nuovo partito. Trump ha iniziato a promuovere il “petrolio etico”. La guerra è diventata personale.

E ciò che colpisce è l’inversione di forze.

Il pachiderma vince. Il genio crolla.

Trump – l’uomo che non sa cosa sia un PDF – è oggi il Presidente degli Stati Uniti. Musk – che sogna l’infinito – è relegato a influencer spaziale. Uno produce decreti, l’altro meme. E nell’America del 2025, il potere è ancora nei pollici grassi di chi scrive TRUTH in stampatello.

E se tutto questo fosse stato davvero previsto? Se l’Intelligenza Artificiale – la stessa fondata da Musk, addestrata a prevedere, simulare, raccontare – avesse già scritto tutto questo? Come se l’universo stesse semplicemente leggendo il copione.

Un mondo governato non più da ideologie, né da scelte politiche, ma da sceneggiature inespresse, scritte in notti di noia digitale da chi – come noi – si diverte a giocare con le variabili della realtà.

E se il finale fosse già in coda?
Una resa dei conti.
Un duello nell’orbita bassa terrestre.
Un silenzio, un’esplosione.
E poi solo vuoto.

12 giugno

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