La sensazione è nota da chi esce da un aeroporto in una zona tropicale del mondo dopo un lungo viaggio intercontinentale. Ci si allontana da una comfort zone e si affonda in un forno caldissimo ed umido. Andrea, il Ceo di un’importante multinazionale, arrivava a Giakarta dopo un viaggio durato più di dodici ore ed aveva effettuato uno stop in un paese del golfo, era stanco ed aveva mal di testa per quanto avesse viaggiato con tutti i privilegi del ruolo.

 Un autista era venuto a prenderlo e dopo aver caricato la valigia, gli ha subito comunicato che il presidente indonesiano della consociata azienda di produzione doveva incontrarlo quanto prima. Andrea era sorpreso dalla richiesta, ottenendo solo la possibilità di fare una doccia in albergo prima dell’incontro. Durante il percorso in macchina verso l’albergo, osservando la distesa di cemento fatte di piccole case uguali una all’altra con giardini ed alberi di frangipane, si chiedeva cosa volesse quell’uomo e perché poi con tanta urgenza, senza che nulla fosse stato anticipato al telefono o tramite una mail.

 Meno di due ore dopo entrava nell’ufficio del presidente, alcuni anni prima la multinazionale di Andrea aveva considerato strategico costruire un importante stabilimento in Indonesia, “In prossimità dei mercati di sbocco”, era stata la tesi, e la presenza di un partner locale aveva risolto tutti i problemi connessi ad una presenza tanto ingombrante fatta di oltre mille operai.

Le cose erano andate male fino dagli inizi, le valutazioni effettuate non erano corrette, i risultati erano sotto le attese ed Andrea, un esperto nel risolvere le situazioni complesse, era l’uomo della provvidenza al capezzale dell’investimento.

 “Mi dispiace averla disturbata”, disse il presidente, “l’ho quasi rapita del suo riposo dopo un viaggio tanto lungo”, la camicia di batik, la spessa montatura d’oro degli occhiali un viso largo, scuro e sorridente, la mano che pareva enorme che indicava dove sedersi, la vicenda stordiva Andrea, la doccia era stata troppo breve ed i pochi metri dall’uscita dell’albergo alla macchina che l’attendeva erano stati un nuovo tuffo in un forno umido.

 “Quello che le devo dire, voglio dirglielo subito, perché per noi il problema è essenziale …”, disse il presidente, “lei deve conoscere la faccenda ed è bene che la sappia”, il sorriso aveva oramai lasciato il posto ad uno sguardo severo, “gli straordinari che i nostri operai fanno allo stabilimento, sono troppi”.

 Andrea era sorpreso, di cosa stava parlando il partner locale, le decisioni del management occidentale era di non superare un certo numero di assunti e di bilanciare i cicli stagionali del mercato attraverso l’uso comune degli straordinari, la scelta era la più logica e non ve n’erano altre, perché l’assunzione di personale stagionale non era ipotizzabile perché si tratta di operai specializzati che necessitano di una formazione.

 “Mi spiego meglio”, disse il presidente tornato sorridente, “gli straordinari sono un problema, gli operai guadagnano più soldi e credono che sarà per sempre, decidono così di prendere una nuova moglie e come saprà da noi ne possiamo avere fino a quattro, ma poi gli straordinari non possono essere garantiti e le persone si trovano con una famiglia troppo grande da mantenere e abbiamo rimostranze dalle autorità politiche e religiose,come dire, abbiamo una responsabilità più ampia verso le persone della nostra comunità ed è bene che lei lo sappia, il profitto non è la nostra sola bussola”.

 Andrea non capiva, la testa cominciava a scoppiargli ed il viso del presidente si dissolveva in  una piccola nuvola di un fumo dal sapore dolciastro, davanti a lui incurante della sua presenza, il presidente aveva acceso una kretek, la sigaretta indonesiana composte da tabacco e chiodi di garofano, anni prima all’aeroporto di New York le aveva viste sequestrare ad un controllo alla dogana, illegali negli Stati Uniti ma sulla bocca degli abitanti a Giava e Sumatra ed ora ne era immerso nel fumo dolciastro.

 “Credo che questo sia il nostro maggiore problema, di tutto il resto parleremo in seguito”, disse il presidente accompagnandolo alla porta di mogano scuro, “si riposi per qualche giorno al Gran Mahakam, ha fatto un’ottima scelta dove risiedere e chiami la mia segreteria quando sarà acclimatato”.

Iniziarono così i cinque anni indonesiani di Andrea.  

 

14 agosto 20

 

 P.S.

La vicenda è autentica ed indonesiana, per ragioni di opportunità ho modificato la sede dello stabilimento, senza dare dettaglio dei prodotti, così come ho cambiato il nome di battesimo del Ceo, un caro amico svizzero di lingua francese, per sfiorare in punta di penna un mondo, dove anche il profitto deve rendere conto alle regole di una comunità tradizionale.

 

 

 

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