“L’impresa è difficile e pericolosa. Come posso garantire che gl’indigeni non vi facciano qualche brutto scherzo, data anche la loro passione per le collezioni di teste?”

Giovanni Battista Cerruti, italiano di Varazze classe 1850, inizia così il proprio racconto “Tra i cacciatori di teste”, descrizione del proprio viaggio tra i Mai Darat della penisola malese. A ricordarci che si tratta di un “Impresa difficile e pericola” è un funzionario olandese addetto ai visti, tanto da ritenere l’italiano un mezzo pazzo nel volersi avventurare all’interno del paese.

Figlio di un agiato commerciante ed industriale di tessuti, Cerruti nasce di fronte al mare e quella linea dell’orizzonte rappresenterà per lui l’invito alla fuga e all’avventura. Si imbarca giovanissimo come marinaio semplice, diventerà ufficiale di terza a 21 anni e capitano di lungo corso a 31. Naviga per i mari del mondo fino alla scoperta dell’Asia equatoriale dove decide di fermarsi.

Vivrà a Singapore dove intraprenderà un’attività di commerciante di frutta esotica e di orchidee che farà conoscere agli italiani alla Esposizione di Torino del 1884, per oltre quindici anni esplorerà l’interno della penisola malese. Sarà accolto per oltre un anno in una tribù di cacciatori di teste, dove sarà un rispettatissimo sciamano aiutato dalle sue amate bottiglie di whiskey. Cerruti ci racconterà che i Mai Darat, un popolo esperto dei veleni della foresta,  lo sceglieranno come reggente della comunità con il potere di vita e di morte su tutti membri della tribù. La considerazione dell’esploratore italiano è talmente grande, che l’amministrazione della regina Vittoria lo incaricherà di importanti ambasciate tra i nativi.

Sempre in viaggio tra due mondi, Cerruti racconta agli italiani l’estremo Oriente equatoriale che ci era sconosciuto al pari di Emilio Salgari, che era nato una dozzina d’anni dopo, che in quei luoghi non vi era mai stato, ma aveva un talento unico di raccontarli. Non abbiamo tracce ed evidenze dell’incontro dei due uomini, forse all’Esposizione di Torino dove Salgari risiedeva, uomini tanto uguali quanto diversi, ma entrambi pubblicati dalla stessa casa editrice Bemporad di Firenze.

La vita come arte dell’incontro per chiederci se Cerruti abbia incontrato Joseph Conrad negli anni malesi. Non ne abbiamo la certezza ma alcuni indizi.

Le coincidenze paiono evidenti quando Conrad scrive “Cuore di Tenebra” nel 1899 ambientandolo nell’Africa nera. Un uomo bianco tra i tagliatori di testa, la follia ed il senno perduto. Un bravo scrittore a nome Davide Brullo ha tracciato una linea rossa che collega Cerruti a Kipling, perché i due vissero a Singapore tra il 1887 ed il 1888  e gli stranieri di etnia bianca erano soliti frequentarsi e così a Bangkok, dove il Cerruti vantava una relazione con lo stesso re del Siam Rama V e Joseph Conrad era di casa.

Che sia vero o sia un sogno, le coincidenze che legano gli uomini ed i destini paiono evidenti, ed a noi piace la storia di un esploratore tra i selvaggi Mai Darat della Malesia allucinata e trasposta fino in Africa.

Ricordando le notti umide di George Town sullo stretto di Malacca, mi chiedo cosa condusse Giovanni Battista Cerruti nell’umida foresta tropicale per così tanti anni, fino a ricordarmi che appartengo alla schiatta dei Salgari, che raccontarono il mondo dalla propria scrivania, bene inteso senza il suo talento, e non a quella dei Cerruti che ci misero il petto a rischio della vita in un tempo davvero avventuroso.

Giovanni Battista Cerruti morirà nel 1914 a Penang all’età di 64 anni per una modesta infezione intestinale mal curata.

Si suggerisce la godibile lettura del libro Giovanni Battista Cerruti, Tra i cacciatori di teste, Elliot Edizioni, 2020, e la bella biografia scritta da Siro Giuseppe Gibelli, Ultime gesta dell’esploratore Giovanni Battista Cerruti in Malesia, Iduna editrice, 2023

24 aprile

 

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