Mi chiedo quale sia la ricetta cinese e perché mai dovremmo prenderla sul serio.

Ben oltre il Panopticon digitale del drago, di cui tanto si parla e discute in questi giorni per comprendere e definire il contendente globale, ci si avvicina all’oriente cinese per precipitazione fisica e per curiosità antropologica. La Cina orgogliosa “Paese di mezzo”, orgoglioso centro del mondo sicura della propria tradizione e millenaria cultura.

Del pangolino conoscevo l’esistenza aneddotica fino ad un paio di mesi fa e come me nessuno che conosca in Italia. Questo curioso formichiere primordiale è il solo della sua specie ed è oggetto dell’attenzione principalmente in Cina e nel Guangdong, dove diviene cibo prelibato ed oggetto di farmacopea.

Ringrazio il mio amico Max Ferrari, esperto di geopolitica, per avermi segnalato anni fa un memorabile libro di Jonathan Watts del 2010, corrisponde per l’Asia ed i problemi ambientali del Guardian, dal titolo “When a billion chinese jump”. Un’importante capitolo era dedicate al Guangdong, un’area della Cina prossima ad Honk Kong, “focolaio di crimini e tensioni” e zona d’origine di ogni genere d’infezione virale: l’influenza pandemica Honk Kong del 1969, la Sars del 2003, l’influenza aviaria del 2013, l’influenza suina iniziata nel 2018 ed ancora in atto che ha decimato il 25% di tutti i maiali del mondo ed il 40% di quelli cinesi (Fonte New York Times on line 1 gennaio 2020) e di chissà quant’altro non sappiamo.

Il Guangdong prosegue Watts è “anche un modello di sviluppo corrotto, basato sull’usurpazione delle terre, sullo sfruttamento della manodopera e sul degrado dell’ambiente. Una miniera d’oro per un giornalista” … folgorante Watts così che mi scopro se più mortificato per lo stato acquiescente di tanta stampa italiana.

In questo inferno il pangolino è assoluto protagonista. Il prestigio nel suo consumo al ristorante è pari solo al consumo di aragoste sarde a Porto Cervo in piazzetta ed in pieno agosto, il costo del formichiere qualche tempo fa era di oltre 110 euro al kg e poteva essere preparato con diverse ricette, stufato o brasato in carne di soia, oggi è più complicato trovarlo ma chi lo vuole sa dove cercare e poco importa se sia a rischio di estinzione. Per chi ama curiosità gastronomiche il Guangdong non ha limiti: zibetti, pavoni, cigni neri e serpenti, ma anche leoni d’importazione africana ed allevati allo scopo, ottime poi le ossa per la medicina tradizionale e la bile dell’orso tibetano, a cui è praticato un foro sul fianco per averne a domanda, come un albero della gomma.

La faccenda per come la vedo è duplice: i cinesi non capiscono il valore dell’ambiente e della biodiversità e poco gliene importa, la loro legislazione a tutela della biodiversità è incoerente, piegata da richieste di enti non governativi internazionali, ma lontano dal dover essere rispettata.

I cinesi sono poi certi del valore della loro medicina tradizionale, che affianca quella scientifica occidentale, il trattato Bencao Gangmu è stato scritto da Li Shinzen medico e botanico nel sedicesimo secolo recuperando ed ordinando la medicina millenaria. Tra le prescrizioni utili: la carne della tartaruga è anticancro, quello del coccodrillo è ottimo per l’asma e se abbiamo in casa uno scorpione ed il suo veleno, sarà utilissimo in caso di attacco di cuore.

Confrontarsi con il mondo cinese diviene complicato, tanto orgogliosi del proprio mondo ma poi chi può manda i propri figli a studiare negli Stati Uniti (oltre 128.000 studenti cinesi si sono laureati nel 2017) e sono pure certo che chi può, preferisca la pratica clinica dei tumori della The Mount Sinai di New York alle cure tradizionali a base di erbe e carne di tartaruga, questa è l’ambiguità cinese.

Mentre gli studenti cinesi si laureano in medicina e più di 5.000 ogni anno chiedono di esercitare la loro professione negli States, a noi rimane la guerra di trincea per il pangolino e per salvarlo d’estinzione e per questa nobile causa l’occidente si è prestato ad ascoltare di tutto.

L’’articolo “Consider alternatives to pangolin scales, traditional Chinese medicine professors urge at conservation conference in Hong Kong – HKU academic warns that illegal vendors exaggerate the effectiveness of the scales for treating various conditions” dal sito del quotidiano South China Morning Post del 6 settembre 2018, riporta l’incontro di scienziati occidentali e medici cinesi per trovare una via per un minor utilizzo delle scaglie dell’animale (nota bene di composta di cheratina, la stessa materia che costituisce le nostre unghie) utilissimo per la medicina tradizionale per trattamenti utili per l’allattamento, l’artrite reumatoide, le piaghe ed i foruncoli.

“Il Guangdong è dove la Cina e la tua vita si incrociano”, ammonisce Alexandra Harney, autrice del libro “The China price” e come darle torto, così penso all’ultima ricetta cinese che dovrei prendere sul serio, perché la proposta del controllo digitale coatto dell’individuo non ha scalfito le mie convinzioni.

La trovo su una pagina di Nature del 1 gennaio 1938 ed è disponibile in rete gratuitamente. La formula tradizionale dell’uso del pangolino nella medicina recita: “le squame secche vengono arrostite, incenerite, cotte in olio, burro, aceto, urina del ragazzo o arrostite con terra o conchiglie di ostriche, per curare una varietà di malattie. Tra questi ci sono l’eccessivo nervosismo e il pianto isterico nei bambini, le donne possedute da diavoli e orchi, la febbre malarica e la sordità.”

“Forse siamo noi che dovremmo fare delle domande ai cinesi e cercare di ascoltare il loro punto di vista con la curiosità dei primi viaggiatori occidentali, ma non fargli “sconti etnici” su quanto dicono e fanno in ambito civile, ambientale ed economico e che ne paghino le conseguenze, esattamente come succede a noi”, mi dice l’amico Rocco Ronza ed ha ragione, ma per quanto è in me e dopo tante ricerche, sono esausto di tutta questa paccottiglia esotica, mirabilie da gabinetto degli orrori e “chinoiserie” da Dottor Fu Manchu.

Ps il governo cinese ha cercato di chiamare la propria influenza suina del 2018 “Africana”, ma sappiamo bene che il Covid 19 è stato americano per l’organo di stampa del partito comunista cinese e per altra stampa governativa di Codogno, Lodi dove c’erano davvero i maiali.

30 aprile 20

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