Il nuovo ordine mondiale è finito?

Sostituire il mercato alla guerra sembrava la soluzione esatta per il terzo millennio. Il commercio come mantra pacificatore delle controversie. I conflitti sostituiti da mediazioni, che ponevano il comune interesse al prevalere di una parte. Sembrava andare tutto per il meglio per il capitale globalizzato ed i costi sociali sostenuto dalle classi lavoratrici in occidente tutto sommato minimi, o comunque accettabili. Chi pagava il prezzo più alto rimanevano i paesi europei meno attenti alle nuove tecnologie ed a scarsa velocità d’innovazione, dove la produttività rimaneva bassa come nei settori tradizionali del bel paese. Tuttavia le ricadute erano evidenti in ogni Occidente e così la rabbia degli esclusi dal banchetto, siano i gilet gialli francesi, i tea party americani o gli italici cinque stelle del tutti a casa con mancetta garantita.

La sinistra che non capisce il mondo, perde elettori e li ricerca tra le minoranze di genere sessuale e diventata scalabile dalle multinazionali delle nuove tecnologie, i primi finanziatori dei democratici Usa e dai denari dei paesi canaglia in gita a Bruxelles, che vogliono un mondo senza confini e regole.

Gli ultimi mille giorni sono disastrosi, ma definitivi per spiegarci che il mondo è cambiato e tutto non può tornare come prima.

La Cina si mostra capace di esportare il Sars2 dopo averne negato la creazione e responsabilità. Oggi non fa neppure finta di nulla quando ordina il liberi tutti a turisti e imprenditori infetti, che salgono sugli aerei diretti per ogni dove. Guai a chiedergli un tampone in partenza, non è cosa. Pechino accusa l’Occidente di ogni complotto e colpisce l’imprenditoria libera a casa propria. Jack Ma, il creatore di Alibaba ha visto scipparsi le imprese dallo stato centrale e quel che rimane è perennemente sotto schiaffo dalle autorità comuniste. Oggi vive nascosto in Giappone.

La Russia non sarà un partner economico affidabile con il gruppo dirigente figlio dell’ultima URSS, meglio cercare l’oil & gas altrove, tanto altro non hanno da offrirci.

La stabilità di sistema globale è la variabile che non viene garantita dai paesi autocratici. È semplice, se ne prenda atto, la dipendenza porta a ricatti indecenti che ci porterebbero in un nuovo angolo. Lo si racconti alle pmi italiane delle borsette e della meccanica, ai pennivendoli dei giornali della Sera che ne fanno da megafono ed a qualche alemanno, bis nipote di qualche lanzichenecco in vendita per venti denari sulle rive del Reno. 

Lo si racconti a questi signori che lo status quo ante non funziona più.

Dobbiamo attrezzarsi per non morire di sete durante la traversata del deserto, la filiera della supply chain del valore globale sarà più corta e più cara. Pagheremo di più tanti beni, ma avremo più lavoro a casa. Che il mondo cambia se ne accorgono per primi a Silicon Valley, dove le big tech diventano repubblicane perché preoccupate dell’aumento dei salari, è un buon segno.

La storia va avanti balzando indietro, si alzino i muri e si chiudano i ponti, si facciano commerci con i nemici al nuovo fondaco dei turchi, ma non in ogni dove ed a ogni costo ed a Sera si chiudano i portoni.

Riprendiamoci il rispetto dell’Africa e guadagniamo l’iniziativa, favorendone i processi democratici e riconoscendo che i legami sono vecchi di centinaia d’anni. Si contenda il predominio a russi e cinesi in Asia o sul Pacifico dove i giochi non sono chiusi. 

Ma prima di tutti si ricordi che le autocrazie post comuniste non hanno nulla a che fare con il sogno dello stato etico hegeliano descritto da Giovanni Arrighi, ma con il regno Mordor di Tolkien.

Siamo stati un poco pop nel finale di sermone, ci perdonino i puri di penna, volevamo divertirci un poco.

9 gennaio

 

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