Rileggere Edward Said a quasi cinquant’anni dall’uscita del suo “Orientalismo” del 1978 e fare di conto con la cronaca dei nostri giorni, tra la guerra a Gaza e l’incontro tra Biden e Xi Jinping.

“Orientalismo” è uno di quei libri che i più citano senza averlo letto, quasi fosse sufficiente una sinossi ragionata del testo. La tesi è semplice. L’Occidente, afferma Said, si considera una civiltà implicitamente superiore rispetto ad ogni altra per cultura e sviluppo. L’Oriente è un mistero, immaginato più che reale, letterario più che etnografico, esito della creazione delle migliori menti dell’Occidente, dagli scrittori, agli intellettuali ed agli uomini politici. Scrive Said, “L’Oriente essenzialmente pari ad un’idea o una costruzione culturale priva di corrispettivo materiale”.

Noi e loro, nell’implicita convinzione di essere superiori e ritenere l’Oriente un luogo brutale, feroce, splendido e sensuale. 

Edward Said è il padre di un pensiero tanto diretto da aver avuto immediato successo, perchè ha debiti importanti al lavoro di Antonio Gramsci ed al suo concetto di egemonia culturale, ma anche Michel Foucault ed Adorno utili a dare sostanza al suo pensiero di suggestione letteraria. Non possiamo essere ammirati dalla sterminata cultura di un professore palestinese, figlio di cristiani, con raffinati studi negli Stati Uniti, dove ha passato la propria vita insegnando nelle migliori università. Quindi Said non è un Tersite, ma un apostata perchè è occidentale per formazione, ma al servizio della critica radicale dello stesso mondo che lo ha formato.

In questi anni il seme di Edward Said ha germogliato in Occidente producendo generazioni di nemici delle sue democrazie liberali, assumendo il pensiero del sociologo egiziano Anwar Abdel Malek, già citato da Said, secondo il quale, ”l’uomo occidentale bianco ritiene sua prerogativa non solo governare le popolazioni non bianche, ma anche possederle, perché per definizione “esse” non sono del tutto umane nel senso in cui noi lo siamo.”

I salotti buoni e le piazze si agitano, mentre la cultura del politamente corretto pone sullo stesso piano lo stato di diritto con le tradizioni barbariche di un Oriente che lapida le donne, getta gli omosessuali dai tetti dei palazzi e sgozza i figli di Davide.

Noi e loro, ma è utile ricordare che gli arabi disprezzano gli occidentali da sempre – si leggano i loro storici al tempo dei franchi e maledirli –  come furono i primi colonizzatori in Africa ed in Asia, dove imposero la loro religione e dove erano i maggior commercianti di schiavi con tanto di approvazione coranica. Non diversi da loro i cinesi, che guardavano con superiorità le ambasciate degli stati europei alle loro corti, ponendo la Cina al centro della mappa del mondo. 

“L’enfer, c’est les autres”, scriveva Sartre e così è la diversità di noi per gli altri e gli altri per noi, con la sola piccola differenza che il nostro imperfetto modello di democrazia partecipata e libertà ci ha portato ad un benessere diffuso ed invidiato, assediato sui mari ed alle frontiere dal mondo islamico, che ne vuole condividere i consumi piuttosto che i valori. Senza nulla dire del diritto di scrivere quanto desideriamo, come lo ricorderei a Said, senza avere gli sbirri dei chierici islamici o i poliziotti del partito comunista cinese alla porta di casa.

17 novembre

 

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