La lettura del settimanale diretto da Giovanni di Mauro è un rito settimanale. Il panorama e selezione di tanta buona stampa estera è strumento utile a tutti. Schierato senza fingere di non esserlo, Internazionale ha aderito in questi anni alla grande campagna mondiale della gauche caviar mondialista. Abbiamo letto di tutto, cose buone e meno, principalmente utili, mentre la linea editoriale segnava il tempo e gli umori del politicamente  corretto e moralmente corrotto. 

La copertina dello scorsa settimana titolava “Il potere del commercio”, l’articolo interno riportava gli stretti legami tra Cina e Stati Uniti.

Peter Hessler il giornalista che ha scritto il pezzo “Il potere del commercio” per The New Yorker e che ritroviamo su Internazionale, descrive una Cina che commercia con gli Stati Uniti senza limiti e costrizioni. Il giornalista, già noto per un saggio sulle primavere arabe, vaga per le province operaie della Cina, racconta di produzioni di tappi di plastica per bottiglie, cappellini da baseball con la scritta “Make America Great Again” e di scarpe dalle suole traspiranti, che vengono imbarcate e spedite in Occidente senza tante domande. Racconta della sua doppia vita d’insegnante e giornalista, ricorda che la Cina era più attrezzata di chiunque altro alla pandemia e che i giovani cinesi sono convinti che il nostro terribile 2020 è stato per loro un anno come altri, forse migliore. Non morde Hessler, ricorda che ha famiglia e bimbi piccoli che vestono come i giovani comunisti per andare a scuola, la cosa lo fa sorridere, dice con dispiacere dei tanti americani che sono tornati a casa perché non è stato rinnovato il visto, omette di ricordare le espulsioni di giornalisti Usa che facevano troppe domande. Tante parole e poi i soliti numeri della nomenclatura cinese, snocciolati a rotta di collo, che raccontano di una crescita senza fine, ma nessuna verifica delle fonti, nessuna investigazione. Si dirà che Hessler descrivere il colore del paese e poco conta tutto il resto, ma non siamo d’accordo perché falsa la realtà riconducendola a caricatura. Questa pratica è ben nota anche nel nostro paese ad uso dei lettori in quota Botteri e Rampini, tardi epigoni di Arrighi ma almeno quello era un professorone marxista con cattedra a Boston, che amano i pensieri semplici piuttosto che affrontare una qualsiasi analisi seria ed approfondita. 

Andiamo per ordine e ritorniamo all’articolo. 

Nulla osta che la Cina esporti chincaglierie e giocattoli per Wallmart, poco accettabile la tecnologia 5g con backdoors di accesso per le autostrade digitali ed è lì che si posto il vincolo, perché i cinesi rubano brevetti e diritti intellettuali. Nota bene, fosse per la penna di chi scrive non si acquisterebbe un lapis da chi ha fatto della schiavitù il sistema di produzione delle catene del valore, perchè sono i principi che valgono e definiscono la nostra dignità. Ma il paradosso non ha fine, perchè mentre si discute di come sia bello il mondo globale ed interconnesso,  i prezzi dei noli del container sono triplicati. Partono carichi in Cina e tornano vuoti, perché Pechino l’autartica non acquista un bel nulla, alla faccia degli agitatori pro Cina e dalla distratta redazione di Internazionale, compagni che sbagliano si diceva un tempo.

Ps  La Croix dello scorso primo giugno riportava la notizia che il visto di Peter Hessler non sarà rinnovato. Non mordere il polpaccio di Xi Jinping non ha salvato la vita professionale al mite corrispondente. Il prossimo anno le figlie di Peter andranno a scuola in Oregon e non potranno vestirsi da giovani comuniste e per quanto è in noi siamo lieti per le due bimbe. 

5 giugno

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