Ad una prima occhiata pare una sceneggiatura di Hollywood dei fratelli Cohen.

Il glamour, l’idiozia ed il grottesco si mescolano come un cocktail martini tanto la vicenda pare inverosimile.

Veniamo ai fatti.

Martin Scorzese nel 2013 porta sugli schermi la storia del finanziere americano Jordan Belfort nel film “The wolf of Wall Street” scegliendo nel ruolo di protagonista la star Leonardo Di Caprio. Costato 100 milioni di dollari ne incassa 392 risultando tra i maggiori successo commerciale di Scorzese. Di Caprio guadagnò il secondo Golden Globe come migliore attore e ben cinque candidature agli Oscar nelle categorie maggiori. Un successo clamoroso per la Red Granite production malese di Riza Aziz e Jho Low, tanto felici del successo che inviarono a casa di Di Caprio un paio di casse di legno al cui interno si trovavano due regali. Una volta aperte l’attore scoprì che contenevano un Picasso ed un Basquiat per un valore di circa 12 ml di dollari.

Dear Leonardo DiCaprio: Happy belated Birthday! This gift is for you. Come a dire, “Leonardo non ci ringraziare, siamo grati del tuo lavoro e questo è un regalo”.

Una storia di generosità, talento ed intelligenza? Non proprio.

Riza Aziz, figlioccio del primo ministro malese Najib Razak è al centro del maggior scandalo della storia del paese nella distrazione di fondi pubblici per l’esorbitante cifra di 4,5 miliardi di dollari. E’ opinione comune che fosse il partner Jho Low l’ideatore della truffa. A vederlo in fotografia Low è un piccoletto alto meno della media, decisamente sovrappeso e dal sorriso contagioso. Il produttore è anche un playboy internazionale che vanta frequentazioni e flirt con le più belle delle donne del mondo come Gigi Hadid, Paris Hilton, Megan Fox e Miranda Kerr testimonial di Victoria Secret’s, ex moglie dell’attore Orlando Bloom. Si narra che Jho Low abbia conquistato la bella Miranda, più alta di lui di una spanna con un brillante nero di oltre 11 carati e dal costo di svariati milioni di dollari.

E’ stato un articolo del Wall Street Journal del 2015 a rendere pubblica l’indagine delle autorità malesi sulla distrazione di fondi per miliardi di dollari da parte di Jho Low e Riza Aziz per conto del primo ministro. Razak (figlio e nipote di due primo ministri) ha sempre negato ogni addebito, dichiarando che era all’oscuro di come il figlioccio disponesse del denaro del fondo sovrano.

Il partito del primo ministro ha fatto rientrare in gioco il novantenne Mahathir Mohamad, il padre fondatore della patria per recuperare credibilità, mentre le piazze si riempivano di una folla furibonda.

L’indagine ha assunto i toni grotteschi nel dettagliare cosa era stato trovato nelle casse di Razak, come ha scritto Raimondo Bultrini su Repubblica:

Oltre a conti bancari sparsi tra paradisi fiscali e istituti di credito americani e svizzeri, yatch e immobili ai quattro angoli del pianeta, la polizia trovò nella sua casa di Kuala Lumpur un “bottino” di 1400 collane, 300 scatole con 567 borse griffate Hermes e Birkin del valore di centinaia di migliaia di dollari, 423 orologi preziosi, 2200 anelli, 1600 fermagli e 14 diademi che secondo Najib dovevano servire per fare regali a capi di Stato e ufficiali di Paesi alleati.
Ben più consistenti furono i ritrovamenti, segnalati in parte da un’inchiesta del Wall Street Journal nel 2015, di buoni, certificati del tesoro e altre partecipazioni in società e fondi dall’Australia a Hong Kong, dal Lussemburgo all’Indonesia, le Seychelles, Singapore, Svizzera, Emirati Arabi, Inghilterra e Stati Uniti, dove l’FBI mise sotto inchiesta nel 2013 la potente Goldman Sachs per riciclaggio di denaro sporco del fondo 1MDB. Il coinvolgimento nello scandalo per aver garantito obbligazioni risalenti a Najib per 3 miliardi di dollari è costato proprio la settimana scorsa alla grande banca di investimenti americana una compensazione di 3,9 miliardi al governo malese. 

Conclusione della storia:

Riza Aziz, il produttore, ha testimoniato contro il padre. Poche settimane fa la giustizia malese ha concluso il grado di appello condannando il primo ministro a 12 anni di prigione e la restituzione di 50 milioni di dollari, ma negherà l’estradizione dell’ex primo ministro al dipartimento di stato americano per i reati finanziari di riciclaggio

Leonardo Di Caprio ha restituito i quadri in questione alla autorità statunitensi, che andranno ad arricchire la collezione degli oggetti confiscati e così la bella Miranda Kerr, che ha riconsegnato gioielli per oltre 8 milioni tra cui il favoloso brillante. Non preoccupatevi, si è consolata nel 2017 sposandosi con il miliardario Evan Spiegel fondatore del servizio di messaggistica Snapchat da cui ha avuto due figli.

Jho Low vive latitante a Macao, rilascia lunghe interviste e gode di una sorta di immunità da parte del governo cinese, si ritiene che abbia nella sua disponibilità di parte del 4,5 miliardi di dollari sottratti al fondo sovrano malese.

Jordan Belfort, il vero lupo di Wall Street ha fatto causa ai produttori del film con una richiesta danni per 300 milioni di dollari con la motivazione dei suoi avvocati: ”  “Red Granite e i suoi responsabili (Riza Aziz e Jho Lho ndr ) non avevano rivelato che avrebbero usato dei fondi ottenuti tramite il racket e altre attività criminali… Se il signor Belfort non avesse saputo questi fatti, non avrebbe mai accettato di firmare un contratto con i produttori di The Wolf of Wall Street“.

 

 

8 ottobre

 

 

 

 

 

 

Najib Razak

 

 

Miranda Kerr e Jho Low

Leonardo Di Caprio

Pablo Picasso, Nature Morte au Crane de Taureau, 1939.

Jean-Michel Basquiat, Red Man, 1981.

Miranda Kerr ed Evan Spiegel felicemente sposi

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