La clausura coatta è stata la soluzione imposta dell’autorità, era la sola soluzione?

Il tema della privazione della libertà per l’idea di bene comune infiamma, si tratta di una nuova versione dello stato etico novecentesco? O piuttosto la riproposizione di una formula di altri pronta per l’uso?

Il rischio ed inciampo è la privazione, ovvero l’eccezione che diviene essa stessa regola, questa la riflessione del filosofo Giorgio Agamben, che gli sono valsi aggressioni verbali da molti che poco hanno capito la questione o hanno banalizzato.

Torno alla domanda, la clausura coatta era la sola soluzione?

Il modello della clausura coatta imposta trova la sua moderna declinazione nelle esperienze sanitaria asiatiche dalla Sars del 2003, si applica il modello arcaico di Tucidide dell’isolamento e della separazione, il cordone sanitario a chiusura ad ogni contatto.

Didier Raoult virologo e direttore del prestigioso Istituto ospedaliero universitario Mediterraneo Infezione di Marsiglia ritiene la clausura coatta un retaggio medioevale, gli fa eco l’antropologa François Héritier che osserva come nel nostro tempo tanto fiducioso nella scienza è richiesto di rinchiudersi, senza cure e medicine al pari di antiche epidemie.

L’altra risposta era ripercorrere i dettami di Gian Galeazzo Visconti, il quale nell’anno 1400 all’avanzare della peste veneta in terra di Lombardia, dispose percorsi obbligatori, campi di transito con tanto di segnaletica. I malati dovevano essere visitati da dottori, se infetti inviati in ospedali d’isolamento o lazzaretti. Le famiglie dei malati trasferite fuori città e le loro case dentro le mura sigillate.

E gli affari e le faccende comuni? A Venezia nello stesso anno 1400, la morte del banchiere Piero Benedetto e la conseguente corsa ai depositi provocò il fallimento degli eredi ed il prezzo delle schiave tartare aumentò di oltre il 50% a seguito della moria di molte fra loro, ma le attività ed i commerci non si erano interrotti perché lo status quo ante doveva essere mantenuto.

In tempi moderni, il principio della tutela delle faccende comuni, che si ampia ai diritti degli individui, nasce con l’epidemia della febbre gialla negli Stati Uniti nel 1793 e dai contributi di Benjamin Rush padre fondatore e firmatario della Carta d’indipendenza americana, medico, filantropo e riformatore.

Il modello si perfezionò poi nei decenni successivi, si trattava di un sistema contenitivo dove il personale sanitario disponeva di ospedali dedicati i “Fever Hospitals”, per un periodo di cura e quarantena che è rimasto in funzione fino a pochi mesi fa, separazione e cura per i malati ed il mantenimento della vita ordinaria per gli altri.

Comprendere questo tema, può farci capire meglio quanto si è detto e sperimentato nel mondo nordico ed anglosassone, da Boris Johnson a Donald Trump (al netto degli eccessi verbali), ai governi olandese, svedese danese, fino alla stessa Merkel, che da buona statista (senza eccessi verbali) e con curriculum da scienziata, ha espresso in modo chiaro che questo virus sarà parte della nostra vita.

Con buona pace delle autorità, possiamo rispondere che la clausura coatta imposta non era la sola soluzione, era la “soluzione cinese” pronta per l’uso, cinesi a cui nulla interessano i diritti individuali dell’uomo e poco conta della clausura coatta economica di un’area che rappresenta meno del 4% della popolazione dell’intero paese.

Così è (se vi pare).

27 aprile 20

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