Il 20 maggio 1968 John Hartley Robertson era il solo americano a bordo di un elicottero vietnamita CH34, in una missione segreta dietro le linee del fronte al confine tra il Vietnam ed il Laos, a sud della valle di A Shau. Colpito da fuoco nemico, l’elicottero si schiantò a terra prendendo fuoco. La presenza di forze nemiche impedì alle unità di terra vietnamite di raggiungere immediatamente il relitto. Le successive ricerche sul luogo dell’incidente non hanno ritrovato dei sopravvissuti all’impatto, ma neppure il corpo di Robertson o dei suoi effetti personali.

John Hartley Robertson divenne un soldato “missing in action” ovvero disperso, ed infine dichiarato deceduto nel 1976.

Raccontata così pare una tragica storia di guerra come tante altre, se non fosse che un uomo bianco che viveva in una remota zona del Vietnam dai primi anni 90 dichiarasse di essere John Hartley Robertson.

Chi torna da una guerra dopo tanti anni è un accidente senza uguali. I morti si piangono, ma poi la vita prosegue ed un ritorno inatteso può essere un inciampo.

Si tratta di una sorta di archetipo sul tema del ritorno e la circolarità della vita.

Non tutte le Penelope lavorano al telaio in attesa del marito, altre sono raccontate ne “Il colonello Chabert”, uno dei migliori romanzi brevi di Honorè de Balzac. Si scrive di un colonnello dell’esercito napoleonico ritenuto morto nella battaglia di Eylau, che ritorna a casa quando guarisce dalle ferite e recupera la memoria. Scopre che la moglie si è risposata e lo considera un inciampo per la sua nuova vita. Non vuole restituire i titoli, i soldi, gli averi ed il talamo, addirittura vorrebbe che fosse riconosciuto come un impostore. Chabert ne uscirà sconvolto, fino a decidere di farsi ritirare in un ospizio.

Il destino dell’uomo che vuole essere John Hartley Robertson è altrettanto singolare. 

Gli anni di prigionia e tortura nei campi vietnamiti ne hanno fiaccato l’anima, oltre che il fisico. Ricorda il proprio nome e dichiara di essere americano, ma ha perso la propria memoria, dimentica l’inglese ed i nomi dei propri figli lasciati in America. Viene preso in cura da una infermiera vietnamita, che gli regalerà una nuova identità e poi sposerà. Per tutti sarà per un vietnamita mezzosangue francese e vivrà una nuova vita come contadino. Infine l’incontro con il missionario americano Tom Faunce ed il regista Michael Jorgensen, già veterano della guerra del Vietnam, che ne vorrà fare un documentario.

Per alcuni l’uomo è un truffatore, ma per altri suoi commilitoni del tempo è davvero Robertson. Si decide di effettuare esami dentistici e del DNA per accertarne l’identità, senza che si arrivi ad una risposta definitiva. L’uomo che dice di essere Robertson è stanco e stordito da tante attenzioni, ha quasi ottant’anni, soffre di amnesie, vorrebbe tornare a casa a salutare i propri cari prima di morire.

L’incontro avverrà in Canada. La moglie e le due figlie non vogliono incontrarlo, forse pensano che l’uomo sia un impostore. Non lo sappiamo, il documentario non ce lo dice e non vi sono interviste. Il presunto Robertson incontrerà la sorella Jean Robertson-Holly, che lo riconosce ed afferma che ogni esame del DNA è inutile, la storia sembra conclusa. Passeranno insieme cinque giorni in Canada, poi l’uomo torna in Vietnam. Le immagini dell’incontro sono parte del documentario e sono tanto struggenti da farci pensare che sia sincero.

L’anno successivo un esame sul DNA da parte delle autorità statunitensi nega una consanguinità, la famiglia afferma di non aver donato materiale utile agli esami. Il caso diventa di interesse nazionale ed anche grandi quotidiani di tutto il mondo lo rendono pubblico. Il paese si spacca in due, tra chi vuole credere e chi ritiene sia un inganno. Jorgensen dichiara che più di ogni cosa è l’opinione della famiglia che conta e conferma l’ipotesi che l’uomo è John Hartley Robertson.

Non possiamo sapere se l’uomo è Robertson, ma non fosse lui chi mai sarebbe? L’analisi dell’arcata dei denti mostra che è molto probabile che l’uomo sia cresciuto negli Stati Uniti.

Rimane l’archetipo di Ulisse, il ritorno dall’Ade ed il mistero.

Il documentario Unclaimed è visibile senza limitazioni e costi dal sito di youtube.

Ps

Nel 2007 il regista tedesco Werner Herzog girò “L’alba della libertà”, un film ad Hollywood che ripercorreva la storia di Dieter Dengler abbattuto in Laos durante una missione segreta nel 1966, fatto prigioniero e fuggito dai suoi carcerieri.

24 Dicembre

John Hartley Robertson

John Hartley Robertson oggi

Dieter Dengler

La versione ufficiale

https://www.specialforcesroh.com/index.php?threads/robertson-john-hartley.8973/

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