Il piacere di frequentare le librerie dell’usato e del fuori catalogo e scoprirci per caso e fortuna un piccolo gioiello.

Così è per “L’altra America” di Fiamma Arditi, pubblicato nel 2004 per Fazi editori.

L’autrice è una giornalista italiana corrispondente della Stampa e residente negli Stati Uniti, dove intervistò diciotto voci del dissenso della politica e società americana.

Saul Bellow e Jonathan Franzen, Spike Lee, Richard Meier, Norman Mailer, Tim Robbins, Rick Moody e Bob Rauschenberg fino ad Elie Wiesel, Chuck Close e Gore Vidal per citarne erano alcuni, sono i protagonisti della cultura e della società americana intervistati, testimoni di opinioni decise e prive di una minima cautela. Norman Mailer ad esempio contestava le multinazionali che privilegiano il marketing al prodotto, come affermava che la democrazia è contraria alla sicurezza, perché l’eccezionalità del momento riduce agli uomini la libertà, si noti bene che l’accettazione del rischio terroristico ieri è simile al danno sanitario oggi, formidabile Mailer. Jonathan Frenzen che ha sempre amato vivere lontano dai riflettori dichiarava al pari di Sofocle che viviamo come “ombra vana” inseguendo false necessità mascherate da realtà, e l’inganno si trova nel voler omologare il mondo al proprio pensiero, un’implicita violenza e follia. Saul Bellow le cui parole, furono definite reazionarie, suonano a monito dei nostri giorni quando affermava che le rivolte nere e delle donne, il decostruttivismo, assomigliavano ad un violento attacco alla cultura classica e poi il pensiero opposto, nero ed arrabbiato di Rick Moody, altrettanto scandalizzato dal dibattito sui temi della democrazia ridotti a comunicati stampa, da qualunque schieramento politico, fino all’urlo di rabbia di Gore Vidal, che si scandalizzava per il sistema educativo dei licei, che rimuoveva lo studio della storia e non fa leggere neppure una tragedia di Shakespeare.

“L’altra America” è un bellissimo libro di duecento pagine di puro fosforo, che potete ancora trovare in qualche libreria off oppure più facilmente in rete, scritto ieri ma sembra oggi.

Noi occidentali consideriamo quasi “naturale” che si possa non condividere la politica dei nostri governi, denunciarne gli errori, lamentarsi delle valutazioni sbagliate, fino ai peggiori crimini quando ci si imbarca in avventure di polizia militari in qualche remoto angolo di mondo o morde il freno della libertà a casa nostra e si negano i diritti di una minoranza.

Non ne abbiamo i ribelli dell’anno elettorale americano con le loro richieste di parità di genere ed il formidabile Pappalardo nostrano, negazionista in gilet arancione, le loro istanze e schiamazzi avrebbero trovato altro destino lontano dell’occidente, come i giovani di Hong Kong, che cantando un inno di libertà troveranno nella nuova legge sull’ordine promossa da Pechino, in vigore da oggi primo luglio 2020, la condanna del carcere a vita.

 

https://www.thetimes.co.uk/article/hong-kong-protesters-face-life-in-jail-for-singing-democracy-songs-under-new-security-law-8v06x6tvn

 

Platone diceva: «Io ringrazio Dio di essere nato uomo, maschio, greco, ateniese e al tempo di Socrate” ma se qualcuno mi dice qualcosa sui generi, giro i tacchi e me ne vado.

 30 giugno 20

 

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