“Per molte e molte miglia lungo la costa il paese sembra costituito unicamente da foreste, fitte di alberi di altezza prodigiosa e interrotte soltanto da vaste paludi fangose. Con l’alta marea è facile navigare tra gli alberi, ma con la bassa marea tutto si riduce ad una vasta distesa di fango sulla quale il sole (specialmente alla linea dell’equatore) dardeggia perpendicolarmente i suoi raggi ardenti, sollevando fetide esalazioni, miasmi, nebbie eccetera che trasformano poi in violenti scrosci d’acqua più simili a cateratte che a piogge”

Così il navigatore Daniel Beekman nel XVII secolo descrive il Sarawak.

Ha uno strano destino il Sarawak ed il Borneo. Prima della conversione all’Islam e dei suoi sultani, sulla costa vi erano colonie cinesi attive nei commerci con la madrepatria, poi lentamente intorno al quindicesimo secolo l’influenza della dinastia Ming era iniziata a diminuire, mentre i commerci erano minacciati dalla pirateria sui mari.

La Malesia ieri come oggi tra Occidente e Cina, riluttanti a legarsi con gli occidentali quando ancora i commercianti cinesi solcavano i mari del sud.

E’ in questa terra di mezzo che emerge la figura James Brooke, unico e straordinario, “l’uomo che volle farsi re” di Labuan e Sarawak – detto alla maniera di Rydyard Kipling che ne fu ispirato nell’omonima novella del 1888 –  il cui regno da lui fondato di raja bianchi durò oltre cent’anni, prima di diventare colonia del Regno Unito nel 1946 e successivamente parte della Malesia nel 1963. 

Al raja bianco di Sarawak James Brooke nel 1855 fu dedicata una farfalla della Malesia e la più grande pianta carnivora dell’estremo oriente. 

Brooke ha ispirato entomologi e botanici, ed il nostro Emilio Salgari nell’invenzione del cacciatore di pirati nei romanzi malesi. Ha avuto il volto del nostro Adolfo Celi, attore purissimo padre del moderno teatro brasiliano – visse alcuni anni laggiù – che fu il cattivo in un film di James Bond e James Brooke nella produzione televisiva italiana di Sergio Sollima. Anni fenomenali ed a noi più che Kabir Bedi, piacevano Celi ed il suo ghigno e Philippe Leroy che di Sandokan era complice ed amico. Ma l’epopea del raja bianco di Labuan supera la fantasia di Salgari. Una nota per tutte, si racconta che il suo disinteresse per le donne fosse causato da una schioppettata ricevuta nel basso ventre durante la prima guerra anglo-birmana del 1825, ed è pur vero che non ebbe figli, lasciando al nipote il titolo.

Avventuriero inglese, proprietario della “Royalist” una nave cannoniera con sei cannoni, si mise al servizio al sultano del Brunei Omar Ali Saifuddin II, nel dare la caccia ai pirati che infestavano i mari e minacciavano i commerci. Brooke sconfisse i pirati, sedò la rivolta dei Dayachi e di Datu Patinggi Ali, ma soprattutto del  Rajah Pangeran Indera Mahkota, ambiguo cugino del Sultano e governatore del Sarawak, che si mostrava ostile nel riconoscerne la piena autorità.

Makhota, il suo rivale e contendente era davvero unico quanto Brooks. Una formazione ed un’’educazione internazionale in Europa, un governante capace di gestire il proprio potere con una feroce determinazione da orientale, incline allo sfruttamento ed alla schiavitù.

“In fact he has received early education in Batavia and furthered his high studies in Netherlands. (…) Under Mahkota’s governship Sarawak flourished and Kuching Town was founded. (…) But the Viceroy’s oppressive politic would prove dangerous in the latter years.”

Infatti ha ricevuto una prima educazione a Batavia e ha proseguito i suoi studi superiori in Olanda. (…) Sotto il governo di Mahkota fiorì il Sarawak e fu fondata la città di Kuching. (…) Ma la politica oppressiva del viceré si sarebbe rivelata pericolosa negli ultimi anni.”

Ma anche un raffinato poeta, che nel suo Syair Rakis o “Il cammino delle stelle”, letteralmente “La perla perduta”, quando piange la perdita di Labuan rivolgendosi a Dio.

“Piangono i cuori del giovane e del vecchio

come le stelle della Via Lattea,

così finisce il mio Syair.

(…)

Ma l’uccello schiavo può uscire dalla gabbia.

Qual è la tua schiavitù?

Se la tua famiglia ha perso la speranza,

prega il Signore, o mio Dio!

Speriamo che le nostre voci lo raggiungano.”

James Brooke riuscì a prevalere ad ottenere in cambio il titolo di vicerè, poi Raja di Sarawak pagando un tributo al Sultano.

Salgari gli fece un torto non donandogli una patina d’avventuriero un poco torbido e sprezzante. Al contrario Brooke di Mahkota aveva un profondo rispetto verso le popolazioni che governava, non cercò di convertire al cristianesimo i locali e approntò un’amministrazione pubblica tanto efficiente che al termine della stagione dei Brooke di Sarawak, oltre un secolo dopo, gli abitanti ancora la rimpiangevano. 

Oltre ai pirati diede la caccia ai temibili cannibali e cacciatori di teste, che le mostravano orgogliose dinnanzi le proprie capanne di giunco nella foresta del Borneo. Le coste erano state convertite all’Islam, ma l’interno dell’isola vivevano popolazioni mai dome del potere dei sultani, va da sè che il tema di cannibali e cacciatori di teste sia stato un tema che ha attraversato tutta la letteratura di genere da Salgari ai suoi epigoni facendo del lontano Borneo un luogo spaventoso ed indicibile.

Alla morte di James Brooke il regno di Sarawak passo nelle mani del nipote Charles, come abbiamo detto, che mantenne l’indipendenza ma ottenne la protezione del Regno Unito. Vyner Brooke figlio di Charlie fu ultimo della stirpe del Brooke a regnare sul Sarawak. Nominato raja nel 1917 beneficiò di anni eccezionali grazie all’industrie della gomma e del petrolio del Sarawak e quella crescita gli permise di modernizzare le istituzioni del paese fino a farne il più ricco del Sud Est asiatico.

Alla conclusione della seconda guerra mondiale e dell’occupazione giapponese la stagione dei Raja bianchi volse al termine. Vyner Brooke cedette il ricco regno di Sarawak, le sue ricchezze ed il suo quasi milione di abitanti al governo britannico come colonia della corona, ponendo così fine alla dinastia nel 1946. Vyner Brooke ricevette un sostanzioso vitalizio dalla corona britannica per lui e le sue tre figlie, che in quanto donne non avevano la possibilità di salire al trono. Il Concilium Negri, il parlamento locale dotati di ampi poteri si oppose e così Anthony Brooke nipote di Vyner e Raja Muda, ovvero legittimo erede al trono. La ribellione agli inglesi toccò il culmine nel 1949 quando il secondo governatore del Sarawak Duncan Stewart fu assassinato da un giovane nazionalista.

Anthony Brooke estraneo alla vicenda nel 1951 rinunciò alla pretesa al trono. Visse una lunga vita morì a 98 anni in Nuova Zelanda, ma continuò a firmarsi per tutta la vita “raja bianco in esilio”,  fedele al motto della dinastia Brooke che recita: “Dum spiro spero”, ovvero “Finchè respiro, spero”.

Il regno del Sarawak durò poco più di cent’anni, dal 1841 al 1946, tre raja bianchi, epopea irripetibile ed unica.

29 maggio

Si suggerisce per un più ampio approfondimento la lettura del libro di Steven Runciman, Il raja bianco, Rizzoli 1977 di facile reperibilità nel mercato dell’usato a basso costo e la navigazione sul sito della Brooke Heritage Trust.

https://www.brooketrust.org/

 

Trogonoptera brookiana, Rajah Brooke’s birdwing

Nepenthes rajah

 

Royalist

 

Ricostruzione digitale

Indera Mahkota

Charles Brooke

Vyner Brooke

 

L’ultimo raja Muda di Sarawak Anthony Brooke ad Eton

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