Era in 1978 quando Marco Pannella decise di imbavagliarsi, in uno studio televisivo Rai durante la campagna referendaria sul finanziamento pubblico ai partiti. Il silenzio assordante di Pannella denunciava la plastica esclusione di un dibattito vero sui temi referendari, tra cui anche l’aborto.

Geniale Marco Pannella, figlio di quei tempi oltre i suoi tempi, sarebbe necessario oggi per gridare la passione dello stato del diritto del nostro paese.

Si legga Sabino Cassese, presidente emerito della Corte Costituzionale e pregiudizialmente non ostile alle forze di governo, fino dal primo giorno della crisi ha manifestato dubbi sulle legittimità dello stato d’emergenza fino a concludere che il decreto legge “Rilancio”, manca dei requisiti sostanziali di urgenza essendo annunciato da mesi ed il parlamento espropriato dalle sue funzioni e con queste premesse possiamo cominciare a svelare l’ordito. Governare la crisi pandemica in base all’articolo 77 della Costituzione “in casi straordinari di necessità e di urgenza” è evidente forzatura, anche per la costituzionalista Ilenia Massa Pinto. La lista dei giuristi avversi sarebbe lunga come quella di Leporello delle belle di Francia e l’abuso del requisito dell’eccezionalità, divenuta necessità e regola, amplia lo squarcio nel paese.

C’è chi si abbandona ad auspici istituzionali, come il presidente della Corte Costituzione Marta Cartabia, “La Costituzione una bussola nell’emergenza” ed ancora “Non c’è diritto speciale per tempi eccezionali”, ma altri come Gherardo Colombo, oggi pensionato e con le mani libere – meglio libere che pulite – ammette in una intervista sul Corriere del 5 maggio, che le limitazioni dei diritti fondamentali devono essere temporanee e che “Continuando così, la povertà educativa e il digital divide minacceranno seriamente il futuro dei nostri diritti e della nostra società”.

Nella Costituzione tradita, i diritti negati al parlamento e alle opposizioni, l’offesa ai diritti individuali ed economici e lo stato di polizia digitale in divenire, traspare che il modello assunto è quello venezuelano delle scimmie al volante, che non naviga a vista ma a sbattere piano se possibile, senza che ci sia un gran fretta di farci togliere il bavaglio, ops la mascherina cinese del Dibba.

Pannella ieri ed il Dibba oggi, nella stessa maschera il segno di tempi civilissimi o barbari e la comprensione dello stato miserabile del paese.

19 maggio 20

 

 

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