Piaccia o meno Boris Johnson è un uomo coraggioso.

E’ una sua scelta la straordinaria virata che allontana il Regno Unito dalle spire del 5G cinese ed un moto d’orgoglio che apre le porte ad alcuni milioni di cittadini di Hong Kong, dopo l’emanazione del decreto sulla sicurezza nazionale di Pechino, che criminalizza i movimenti pro democrazia.

Un primo visto di cinque anni che apre le porte per una piena cittadinanza per quasi tre milioni di persone, a distanza di pochi giorni analoga proposta è giunta dall’Australia per circa 15.000 tra studenti, lavoratori qualificati ed imprenditori attualmente residenti.

Rabbiose reazioni delle ambasciate cinesi, as usual, ci viene da dire.

In merito alla nuova legge entrata in vigore, che riporto di seguito, la sola protesta pacifica contro il governo di Pechino può comportare una condanna minima di dieci anni fino all’ergastolo (vedi articolo 20) e chiunque abbia da che obiettare sulle politiche liberticide cinesi è soggetto all’articolo 38, che stabilisce che la legge sulla sicurezza nazionale non si applica solamente alle violazioni commesse a Hong Kong, ma anche “al di fuori della Regione per una persona che non è residente permanente nella Regione”.

Tecnicamente la legge si applica anche ai non hongkonghesi al di fuori dei confini di Hong Kong. Per capirci e per quanto possa sembrare folle, quanto io pubblico con questo mio post, mi potrebbe aprire le porte delle galere del Guangdong.

 

https://www.gld.gov.hk/egazette/pdf/20202444e/es220202444136.pdf

 

https://www.scmp.com/news/hong-kong/politics/article/3091595/hong-kong-national-security-law-read-full-text

 

Domanda d’obbligo: cosa è successo al Consiglio per i diritti umani (Human Rights Council, HRC) che ha sede a Ginevra? Utile ricordare che è composto da stati ed è organo sussidiario dell’Assemblea Generale dell’Onu ed è formato da 47 Stati, eletti a scrutinio segreto dall’Assemblea generale. Si applica il principio dell’equa ripartizione geografica: 13 Stati sono africani, 13 asiatici, 8 latino-americani, 6 est-europei, 7 europei occidentali e altri.

La sola indicazione guida nella scelta dei membri indicata dalla risoluzione istitutiva del Concilio è che i “membri eletti al consiglio devono affermare i più alti livelli nella promozione e protezione dei diritti umani”.

 

Il tre di luglio a supporto della legge liberticida hanno votato i seguenti paesi:

 

  • China, Antigua and Barbuda, Bahrain, Bielorussia, Burundi, Cambogia, Camerun, Repubblica Centroafricana, Comore, Congo-Brazzaville, Cuba, Djibouti, Dominica, Egitto, Guinea Equatoriale, Eritrea, Gabon, Gambia, Guinea, Guinea-Bissau, Iran, Iraq, Kuwait, Laos, Libano, Lesotho, Mauritania, Marocco, Mozambico, Myanmar, Nepal, Nicaragua, Niger, Nord Korea, Oman, Pakistan, Palestina, Papua New Guinea, Arabia Saudita, Sierra Leone, Somalia, Sud Sudan, Sri Lanka, Sudan, Suriname, Siria, Tajikistan, Togo, UAE, Venezuela, Yemen, Zambia e Zimbabwe.

 

Contro abbiamo avuto i voti:

 

  • Australia, Austria, Belgio, Belize, Canada, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Islanda, Irlanda, Germania, Giappone, Lituania, Liechtenstein, Lettonia, Lussemburgo, Marshall Islands, Olanda, Nuova Zelanda, Norvegia, Palau, Slovacchia, Slovenia, Svezia, Svizzera, e Regno Unito.
  • Gli Stati Uniti fortemente critici contro la norma hanno abbandonato il Concilio già nel 2018.

Di Boris Johnson abbiamo detto, ma possiamo biasimare Donald Trump quando afferma che le agenzie dell’Onu ed il Consiglio dei diritti umani siano corrotti da paesi sotto minaccia o ricatto economico cinese?

 

PS L’Italia giallo-rossa? astenuta.

 

 12 luglio 20

 

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