La definizione di muro stabilisce la determinazione di uno spazio.

Un qui ed un altrove, forza e fragilità nello stesso momento. Tre per tutti nella storia, il confine romano Limes dove la separazione era filtro tra chi era romano e chi no, poroso e capace di irrorare l’idea di impero e della cultura di Roma tra le popolazioni confinanti. Fino ad altri più pretenziosi, come il muro che gli imperatori cinesi fecero costruire per separare la Cina da una terra misteriosa ed abitata da nemici, senza che quel baluardo potesse consentire l’invasione di questi ultimi. Fino all’ultimo dei muri contemporanei, quello di Berlino di cui conservo un frammento, perché in quel 1989 volli essere tra i primi a vedere come poteva frangersi una linea che divideva, strade, parchi pubblici, stazioni della metropolitana, famiglie ed affetti.

La Cina di Xi Jiping ha deciso di costruire un muro al proprio confine meridionale con il Myanmar per la lunghezza di oltre duemila km (più della distanza tra Palermo e Copenaghen).  Le ragioni di un’opera tanto importante rimangono un poco misteriose. Le immagini della stampa birmana mostrano due funzionari delle rispettive nazioni litigare per la delimitazione di pochi metri terra, non possiamo che sorridere perché altrove la Cina non riconosce il diritto dei tribunali internazionali e avanza pretese su porzioni di terra disabitate ed inospitali, più spesso dove fossero presenti risorse come gas, idrocarburi ed acqua potabile.

Il confine con il Myanmar è sempre stato una ferita aperta per i governi di Pechino, una parte dell’esercito nazionalista di Chiang Kai-Shek trovò rifugio nelle sue colline impervie e nei confini di ben quattro nazioni (anche Laos e Thailandia) in poche decine di km per sfuggire alle truppe comuniste e iniziare una profittevole attività di cultura dell’oppio.

Più recentemente tra i confini cino-birmani si ha avuto contrabbando di merci e traffico di persone da una parte all’altra, cosa che in realtà risponderebbe perfettamente ad un’area del paese dove le linee sono definite da guerre e cancellerie, ma i trattati nulla dicono sulla varietà etnografica dei luoghi.

Pechino si dichiara preoccupata per la gestione sanitaria birmana del coronavirus e paventa possibili infiltrazioni di agenti americani e la notizia appare così fuori dal tempo da meritare di essere pubblicata nel giorno i cui escono i dettagli di altra intrusione, ovvero l’assalto informatico russo o cinese (Trump ipse dixit) dello scorso 13 dicembre ai sistemi di sicurezza americani.

 22 dicembre

 

 

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