Manolis Glezos se lo è portato via il “male sottile” di questi giorni, ne riporto la storia e ne scrivo un epicedio, una poesia funebre in suo onore.

Nato a Naxos nel 1922, orfano di padre a due, ne aveva ancora diciotto, quando nel 1941 salì nottetempo al Partenone di Atene occupata insieme all’amico Apostolis Santas, per sostituire la bandiera tedesca con quella greca.

De Gaulle lo chiamò il primo partigiano d’Europa. Fu arrestato più volte, ma riuscì sempre a fuggire. Glezos è stato condannato 28 volte per le sue idee politiche, di cui tre volte a morte, ha passato nelle carceri greche quasi dodici anni e quattro anni e mezzo in esilio, sfuggendo a nove tentativi di omicidio.

La sua presenza nella politica greca ha attraversato l’intero dopoguerra fino ai nostri giorni, credeva nel popolo e nella democrazia diretta, nella giustizia sociale e nell’uomo.

Glezos fu patriotico al costo di rischiare la vita, ma era generoso con gli ultimi del mondo che chiamava fratelli, amava l’Europa dei popoli, ma denunciava il tradimento dei nobili principi costitutivi a scapito del primato dell’economia come forma di dominio.

Fu amico di Jean Paul Sartre da giovane e scese in strada con Mikis Theodorakis quando aveva più di ottant’anni per manifestare contro le politiche economiche della troika, citando Menandro che nel IV secolo a.C. spiegava che i prestiti trasformano gli uomini in schiavi.

“Se io muoio e tu mi sopravvivi, non dimenticarmi e coltiva i miei sogni”

 

Manolis Glezos 1922 – 2020

 

Moderno epicedio per Manolis Glezos

 

Oggi piangiamo un eroe

che libero nello spirito fu guida del popolo,

incoraggiò con parole chi fra noi aveva paura

e mai si fece corrompere dalle lusinghe del tempo,

trattò con uguale forza il torto degli stati e dei mercanti.

Perseguì gli indegni ed i traditori

e non fece mancare alla giustizia la pietà.

L’Uomo che abbiamo perduto

ora seduto al fianco degli antichi Dei

 

7 maggio 20

 

 

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