non era un santo.
non era un rivoluzionario da poster.
non era nemmeno simpatico, a volte.
e meno male.
scriveva.
maledettamente bene.
scriveva come si fuma: con eleganza e dipendenza.
scriveva senza voler piacere a tutti.
non piagnucolava.
non predicava.
spiegava il mondo con parole che tagliavano come vetro.
una volta ha creduto nei comunisti
come tanti altri idioti intelligenti.
poi ha capito.
e invece di far finta di niente
ha detto mi sono sbagliato.
che è una cosa che gli scrittori non fanno.
preferiscono affogare nella loro vanità.
lui no.
lui si è pulito la bocca,
si è alzato dal tavolo
e ha detto: io sto con la libertà.
anche quando puzzava di capitalismo.
anche quando era scomoda, sporca, piena di contraddizioni.
poi è arrivata la cina.
e tutti a dire “che bello il progresso senza democrazia”.
lui no.
lui diceva: andatevene affanculo coi vostri droni e i vostri lager digitali.
questa roba non è modernità.
è schiavitù videocomandata.
e adesso se n’è andato.
uno di quelli veri.
di quelli che scrivevano per dire qualcosa.
mica per farsi pubblicare l’estratto su Instagram.
lui era sgradevole e non aveva pietà.
dovevi ascoltare.
adiós, vecchio.
ci mancheranno le tue parole
con dentro il sangue e il cervello.
ci mancherà il tuo modo di dire NO
mentre tutti dicevano SÌ come cani davanti al padrone.
ci mancherà uno come te
che non si è mai inginocchiato
nemmeno per un attimo
nemmeno per sembrare meglio.
30 Aprile

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