Tornare in Cina dopo tre anni di pandemia. Tornare a Wuhan dove tutto è iniziato e dove lavoro da vent’anni.

I primi grandi sorrisi lasciano spazio alle confidenze e la comune prostrazione di questi anni. Sappiamo di famiglie miste separate da un visto impossibile per la Cina, mentre le merci hanno continuato a viaggiare sulle montagne russe di prezzi ora maggiorati ora tornati ad un livello accettabile. Lavorare è diventato complicato per tutti. Abbiamo avuto problemi nell’acquistare le materie prime, poi l’inflazione in Occidente (meno in Cina), la guerra in Europa e la rivoluzione della mobilità elettrica che squassa il mondo dell’automotive. Il nuovo mondo delle catene di produzione del valore sono la complicazione senza fine e poco importa se qualcuno la chiama sfida, è solo una seccatura per chi ha più di cinquant’anni ed è troppo vecchio per ripensarsi altrove.

Poi ci sono le persone con le quali hai lavorato per anni, con le quali non hai perduto la quotidianità delle tue giornate nelle mail e nelle telefonate.

Ritrovarsi a cena con i partners è la cosa più naturale per concludere la giornata, in Cina come in Francia.

Un ristorante tradizionale per festeggiare il mio ritorno in Cina dopo mille giorni, un’occasione speciale per la mia visita, non posso che esserne grato. “Abbiamo una sorpresa per questa sera”, mi racconta il CFO dell’azienda legata al gigante Dongfeng, “perché l’incontro è importante come la zuppa che ci sarà servita dalle cucine.” Il nostro uomo raccomanda prudenza e suggerisce di non rendere la vicenda pubblica, perché quanto mangeremo non è in carta ed a dirla tutta è illegale. Ci sarà servita in una sala privata, invisibile agli occhi di chi frequenta il locale. 

“Bisogna conoscere le persone giuste nel posto giusto”, mi sorride. 

La zuppa a vederla non sembra diverse da tante altre. Chiedo di cosa si tratta. “È una ricetta antica e preziosa”, mi bisbiglia, “è una zuppa di pangolino.” Provo imbarazzo e cerco di distogliere l’attenzione dal piatto cercando di avere delle spiegazioni. Vengo a sapere che illegale non vuol dire impossibile. Si trova ogni cosa al mercato degli animali esotici, che hanno chiuso solo per alcuni mesi trovando nuove formule per le compravendite. In quanto alla polizia veterinaria, o qualcosa del genere, chiude gli occhi per una mazzetta più alta, perchè la tradizione vale più della legge ed il pangolino è sacro alla medicina cinese ed il consumo alimentare non si è mai interrotto. Chiedo della Sars 2 e la risposta è in una risata un poco sguaiata, “Credi davvero in un virus sia un ibrido tra un pangolino che vive a migliaia di km da qui ed un pipistrello a centinaia? Assaggia la zuppa piuttosto è davvero squisita.” Non vorrei ma lo richiede la circostanza. Mi ricorda un poco la carne di pollo.

La storia mi è stata raccontata dal mio amico François, di ritorno da Wuhan pochi giorni fa. François lavora nel settore automotive da oltre vent’anni e Wuhan è una delle capitali cinesi della mobilità con importanti collaborazioni e joint venture con società europee.

Ho chiesto a François della zuppa, invitandolo a spiegarmi quali fossero gli ingredienti. A suo dire la ricetta ricorda una zuppa di tagliolini dove al pollo era stato sostituito il pangolino. François mi ha spiegato che al mercato nero il pangolino dovrebbe aggirarsi su parecchie centinaia di euro al kg e così le scaglie utilizzate, come ricordavo prima, per la medicina tradizionale cinese (nota bene fatte di cheratina al pari delle nostre unghie)

29 maggio

 Il pollo è sostituito dal pangolino nel suggerimento di François

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