Doppiezza, sfacciataggine e cinismo sono i tre pilastri che sostengono oggi la politica occidentale. La circostanza è rimasta invariata per oltre cento anni. La discriminazione occidentale contro paesi e persone non è basata su circostanze oggettive, ma da un desiderio egemonico. L’Occidente non poteva attendere oltre dopo il crollo dell’Unione Sovietica e la fine della Guerra Fredda. Oggi l’Occidente ha necessariamente bisogno di un nemico per sentirsi più determinato.

Così le parole di Seymour Mammadov, direttore del think tank eurasiatico EurAsiaAz e redattore capo dell’agenzia di stampa dell’Azerbaigian Vzglyad.az sul China daily, nell’articoloGli uiguri sono una merce di scambio nella guerra commerciale USA-Cina” dello scorso 11 gennaio. L’opinionista azero salda il legame tra il governo di Pechino e l’asse azero turco transcaucasico. Pochi giorni fa, nell’ultimo giorno di lavoro alla segreteria di stato, Mike Pompeo ha affermato che la Cina è responsabile del genocidio degli iuguri mentre l’ambasciata cinese in Brasile abbracciando la “wolf warrior diplomacy”, ha affermato ironicamente, che nessuno aveva reso tanti servizi alla Cina come l’amministrazione Trump.    

Ben oltre il vaccino di Pechino venduto ad Ankara, i destini degli autocrati Xi ed Erdogan vanno a braccetto, mostrando la contraddizione di una Turchia che acquista sistema di difesa dalla Russia, abbraccia Pechino, dialoga con gli ayatollah di Teheran, trivella aree nelle acque di pertinenza di paesi Eu ed è il secondo esercito della Nato.

Esiste un filo rosso che lega i regimi illiberali lungo l’asse Pechino –  Ankara, perchè il Pakistan vede il proprio primo interlocutore a Pechino e non più nella penisola arabica ed i chierici di Teheran hanno scelto il vaccino cinese al quello russo, mentre il ministro degli esteri iraniano fa visita a Baku per rinsaldare i legami d’amicizia tra i due paesi.

Non si tratta di accordi commerciali o via della seta, ma semplicemente di accordi strategici di paesi governati da autocrati e dalle loro élite, che fanno del principio di non ingerenza reciproca la loro politica estera.

Il destino delle minoranze turcofone cinesi diviene un accidente della storia, un costo ammissibile nella strategia pan islamica di Erdogan e del suo satellite azero. Piccolo popolo tra i grandi dell’asia, gli iuguri vedono incrinarsi il loro rapporto con la Turchia, da loro considerata come una grande madre pronti ad accoglierli nella diaspora.

Poi sullo sfondo abbiamo la cronaca, che racconta di iughuri fuggiti ad Istanbul trovano ad aspettarli agenti cinesi con la licenza di sparare ed uccidere, meglio rapire ed uccidere, perché una parte consistente della Turchia rimane attenta ai diritti civili ed un’altra non perdona ad Erdogan l’abbraccio con l’infedele Cina che perseguita l’Islam.

Il bosforo è il luogo di una guerra tra fuggiaschi e sicari.

7 febbraio

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