La nuova via della Seta si arricchisce di un nuovo momento di promozione in tempo di pandemia, il super convegno si terrà il giorno 14 e 15 ottobre Live su Class Cnbc 507 Sky. streaming su Milano Finanza.it e zoom dal titolo: Spingere export e affari in Cina e sulle nuove vie della Seta.

L’iniziativa promossa da China Economic Information center, Class editori, Xinhua Silk road information center, Milano Finanza e Class Agorà in collaborazione con Fondazione Italia Cina, vedrà dopo il saluto degli ambasciatori italiani in Cina e cinese in Italia, gli interventi di politici ed imprenditori pubblici e privati italiani ed aziende cinesi, si avranno anche contributi di associazione di categorie e studi legali.

In tempo di pandemia, l’iniziativa promossa da Italia Cina sembra un cazzotto in pancia, tanta è la truppa di ascari messi in campo da Pechino, nei giorni in cui non vengono soddisfatte le richieste di chiarezza di tutto il mondo sulla gestione della crisi Covid nelle fasi iniziali.

Il mito dell’esportazione in Cina è dimostrato falso dai fatti e soprattutto dai numeri, il rapporto tra importazioni ed esportazioni dalla Cina mostrano un disavanzo di quasi 19 miliardi di euro miliardi nel 2019, deficit in crescita rispetto al 2018 e 2017. Nota bene, le esportazioni italiane calano a dispetto della crescita del mercato interno cinese quando crescono le esportazioni cinesi in Italia, ed ancora l’export italiano in Cina vale circa due punti e sei decimi del totale delle esportazioni, meno di quanto singolarmente valgono Spagna (5), Belgio (3,2) e Polonia (2,7).

L’inganno della Cina è duplice, si prospetta l’apertura del loro mercato interno negandolo nella sostanza e tramite un sistema di investimenti in infrastrutture (BRI) i cinesi acquisiscono importanti asset nazionali, facendo leva sui debiti contratti dai paesi beneficiari degli investimenti.

Rimane poi la questione primaria al netto delle opportunità economiche offerte dal programma, è possibile fare così tanti affari ed essere proni ad un paese dove esiste la schiavitù per quasi quattro milioni di persone, dove non vengono riconosciuti i diritti fondamentali dell’uomo come libertà di professare la propria religione e manifestare le proprie idee, dove non ha cura del proprio habitat e dove non appartenere all’etnia dominante han è motivo di persecuzione e vi sono prigioni detti campi di rieducazione con milioni di persone internate.

Non ne abbiano i partecipanti al convegno a partire da Romano Prodi, ma non si cede la propria anima al diavolo per i trenta denari delle arance di Di Maio e qualche bottiglia di vino, utile a rallegrare le sere di qualche funzionario di partito, in questo siamo tutti con Mike Pompeo, segretario di stato americano, che della tutela dei diritti civili e dei principi non negoziabili ne ha fatto una bandiera.

In quanto a noi italiani, che non brilliamo per coraggio, non ci rimane che l’esortazione di consumare più spremute di arance siciliane.

10 ottobre

 

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