Questa è la storia di un piccolo accidente all’interno di una storia più grande. Un incontro inaspettato ed una scoperta piacevole, per concludersi con una faccenda tanta sciocca che risulta evidente e spiega l’inciampo della nuova Asia.

L’Indonesia produce dei tè fantastici. L’umidità naturale e la composizione del terreno vulcanico e ricco di minerali si combinano idealmente per produrre tè neri e verdi classificati per toni floreali, sapore leggero e aromi piacevoli.

Si racconta che il tè fu introdotto in Indonesia nel 1684. Un cittadino tedesco di nome Andreas Cleyer portò i semi di tè dal Giappone e le piantine di tè furono coltivate come pianta ornamentale a Giacarta.

Fu Jacobus Isidorus, un olandese, che introdusse un esperimento sulla piantagione di tè su vasta scala nell’anno 1827 a Raung Banyuwangi e Wanayasa Purwakarta, dopo che i semi di tè del passato erano stati piantati con successo nel giardino botanico di Bogor.

Inizialmente introdusse delle varietà di te cinesi, scoprendo però che i tè Assam sono più adatti al clima tropicale caldo e umido dell’Indonesia. Le montagne di Sulawesi, Sumatra e Java si sono rivelate favorevoli alla coltivazione del tè per le temperature più fresche. I tè indonesiani sono principalmente leggeri, la maggior parte sono miscelati e sono paragonabili a un tè di Ceylon d’alta quota che sono tra i più considerati al mondo.

Attualmente l’Indonesia è il settimo produttore al mondo di tè ma emergono dei problemi. The Jakart Post ricorda che la fama del tè indonesiano non è pari a quello del locale caffè – lo sapevamo ma lo facciamo dire a loro – mentre la produzione locale è in calo.

Forse gli effetti del cambiamento climatico del Nino negli anni 2015 e 2016 hanno accelerato la riduzione dei terreni dedicati, più probabilmente è calata la redditività e la domanda della bevanda non cresce per effetto di sostituzione dei maggiori consumi di caffè.

Rimane il fatto che io ami il tè del Sulawesi ed ho trovato il mio “place to be” al Sofia at Gunawarman di Giakarta scoperto casualmente, come deve accadere per le cose migliori.

Sofia at Gunawarman è una raffinata tea house all’interno di un  sofisticato boutique hotel nel centro di Giacarta. La varietà dell’offerta è tradizionale, non eccessivamente vasta, ma la qualità Organic black Pu è davvero eccellente e così il servizio.

Sofia è un luogo piacevole, ricorda le caffetterie tradizionali e storiche europee, tra boisserie, velluti, i divani di pelle anticata ed un trionfo di raffinata ebanisteria.

In Asia il fascino dell’Europa e dell’Occidente non passa mai di moda e rappresenta un modello e vi sono alberghi che potrebbero trovarsi da oltre cento anni a Londra o Bruxelles, per nulla dire di altre e meno commendevoli iniziative come le copie di angoli di Venezia, Parigi ma anche la nostrana Crema.

Naturalmente qualcosa si inceppa abbastanza spesso. Così il menu del Sofia at Gunawarman, che distrattamente inserisce nella lista i fromagi stagionato, i fruti di mare e la mozarella, mostrando l’esatta differenza tra la realtà e l’accidente.    

16 maggio

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