Ho conosciuto Nick Kaiadas in un angolo del vecchio Nana Hotel di Bangkok, dove osservava il flusso d’umanità attraversare la lounge dell’albergo per accedere alla discoteca Angel o salire nelle stanze. Poco più in là, il bar dell’hotel serviva birra ai pochi clienti che sedevano su vecchie poltrone di pelle lise di colore marrone e Nick era uno di questi. 

Il Nana hotel si trova sulla soi 4 della Sukhumvit, un red light district dove si trovano gogo bar e pub arredati di legno scuro, che cucinano eggs and bacon a mezzanotte, mentre un’orchestrina suona le canzoni degli U2. Poco oltre tra prostitute, clienti, travestiti e curiosi, si trovano testimoni di qualche setta cristiana vestiti di una camicia bianca e cravatta nera, ammoniscono i peccatori, ricordandogli che la fine del mondo li porterà tutti all’inferno.

La discoteca del Nana ha chiuso e riaperto non so quante volte che nessuno ne ha tenuto il conto, mentre il bar dell’hotel è stato inghiottito da un pub che mette in mostra cameriere prosperose, il primo requisito per un’assunzione da Hooters, mentre il Nana Hotel mantiene un certo livello di degrado che lo rende l’istituzione dell’area di Sukhumvit.

Incontro Nick a Milano ed è una sorpresa, non avrei mai pensato di ricevere una sua telefonata dall’Italia. Non credo di averlo mai visto lontano dal Nana e se ho un ricordo di lui è su quella poltrona di pelle con una birra in mano.

“Sono per il matrimonio di mia figlia”, mi dice, “che sposerà un italiano conosciuto a Melbourne”. Nick è greco, ha più di settant’anni e ne ha passati almeno cinquanta in Australia. Un greco australiano come ce ne sono a milioni, ha fatto fortuna nell’edilizia in un continente che era da costruire. Oggi è un uomo più che benestante, “Ho lavorato giorno e notte come non avrei mai fatto in Grecia, lì avrai passato le mie giornate al caffè e mi sarei vergognato di tanta fatica di fronte agli amici” Qualche anno fa ha venduto l’attività e divorziato con Sotiria in un attimo, come fosse una cosa sola e poi si è spiaggiato a Bangkok per i successivi quindici.

Nick ha scelto il Nana Hotel con i suoi divani di pelle e con i suoi scarafaggi che abitano, chissà perché solo i primi tre piani, ed ha deciso di vivere lì. “Avrei potuto comprare casa”, mi dice, “ma l’avrei riempita di cose inutili. Qui mi conoscono da sempre e sono indulgenti dei miei peccati e mi rifanno la camera tutte le mattine”, mi dice proprio così, “ed ho quel livello di confort che mi basta. Quanto mi serve lo trovo tra il breakfast al quarto piano fino al piano terreno, piscina inclusa”.

Nick mi racconta la Thailandia del ritorno di Thaksin, il vecchio primo ministro esule per quasi vent’anni, con una vena d’ironia.

“Diciamo così, per capire la Thailandia devi pensare alla birra. La producono in pochi ed esiste una legge che consente solo ai grandi marchi di produrla. E’ un mercato enorme eppure chiuso, anche i giganti cinesi ed olandesi devono parlare con i produttori locali, che sono poi le grandi famiglie che comandano in questo paese. Le elezioni hanno mostrato quello che sappiamo da sempre, che il popolo è stanco delle solite birre e vorrebbe un poco di libertà di scelta, ma la legge elettorale non consente ai più di scegliere le proprie birre perché i militari hanno una quota fissa dei seggi.” Lo ascolto con sorpresa e sorrido, “il partito di maggioranza relativa ha subito proposto di aprire il mercato degli alcolici a nuovi operatori, ma in un paese che si sbronza ogni notte non si poteva non avere la reazione dei produttori. Il Forward party che ha vinto le elezioni è stato delegittimato ed il naturale alleato, il partito rosso dell’esule Thaksin Shinawatra ha deciso di fare una piroletta ed allearsi con i nemici di sempre, gli stessi che avevano sparato sui propri sostenitori nel 2010 durante i disordini a Bangkok.”

“Thaksin è tornato a Bangkok ed è stato arrestato” aggiungo. “Vero, ma sarà graziato ed è troppo anziano per stare in carcere, il ragazzo ha messo la testa a posto ed a settantaquattro anni ha capito che non si può e deve scalfire il potere dei militari a Palazzo Reale e delle grandi famiglie”.

“Quanti ti leggono mi chiede?”, pochi rispondo, ma nella domanda c’è il desiderio di non dire di più perché è sempre pericoloso dire qualcosa di sconveniente sulla famiglia reale.

“La Thailandia non è la Russia e per quanto Thaksin ha cercato di destabilizzare il Regno più di un mercenario di San Pietroburgo, i thailandesi hanno una vena di concretezza che noi non abbiamo, men che meno i russi. Chi sbaglia ha sempre tempo di chiedere scusa e tornare utile per la prossima crisi”.

Il matrimonio di Chloe e Francesco si terrà a Cremona dove andranno a vivere.

8 settembre

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