A distanza di oltre un mese dall’invasione russa, i primi pezzi di verità cominciano ad emergere.

Il principale tema emerso è la strutturale dipendenza delle catene di produzione del valore delle democrazie liberali occidentali da regimi post socialisti ed autocratici. 

La globalizzazione imperfetta non ha portato mercato e poi democrazia, ma sono mercato di cui beneficiano pochi in Russia e qualcuno di più in Cina. La dipendenza funzionale ha consentito a Russia e Cina di beneficiare di una considerazione speciale. La Cina di concorrere in modo scorretto sui mercati globali, frodando su marchi e brevetti, utilizzando forza lavoro non tutelata nei diritti sindacali e sovente sfruttata ai limiti della schiavitù. La Russia ha garantito idrocarburi all’Occidente – altro non hanno da offrire, se nella composizione del GDP il valore riconosciuto a questa voce è pari al 40% – e questo a chiuso gli occhi sui crimini perpretati in Georgia, Siria, Cecenia dal regime di Putin e l’eliminazione delle voci libere ed indipendenti ed i dissidenti dentro e fuori la Russia.

https://warsawinstitute.org/russias-economy-becoming-heavily-dependent-hydrocarbons/

La crescita della dipendenza al gas russo da parte dell’europea è salita negli ultimi anni dal 30 al 40% e le maggiori economie manufatturiere continentali Germania ed Italia, risultano le più compromesse.

https://www.marshallcenter.org/de/node/1276

Il gioco delle autocrazie trova infine la propria mossa. 

La Cina schiaccia Hong Kong e nessuno può ricordare che gli accordi bilaterali con la Gran Bretagna promettevano altra sorte all’ex colonia. La Russia invade l’Ucraina. Nel mondo desiderato da Putin, il governo legittimo sarebbe caduto con poco spargimento di sangue e sostituito da un esecutivo filo russo per arrivare ad un’annessione. Valutazioni errate. Gli ucraini hanno risposto a cannonate ed il desiderio di controllare il paese andato in frantumi.

“C’est plus qu’un crime; c’est une faute” (non è più un crimine è un errore) risponde in un’intervista Emmanuel Carrère sul Corriere della Sera.

Rocco Ronza analista Ispi e docente all’Università Cattolica di Milano, ricorda che in questi ultimi venticinque anni il russo, come seconda lingua, è stato sostituito nelle scuole ucraine dall’inglese, per “precipitazione culturale” Kyev a cominciato a guardare ad Occidente e non più a Mosca. Ultima conseguenza dell’egemonia culturale di cui abbiamo parlato diffusamente.

Quale il disegno strategico della Russia? Questo è stato un mese di tante, troppe chiacchiere. Putin parla di primato russo e di Russkij mir, altri da Karaganov a Dugin di sogno imperiale. 

https://www.corriere.it/economia/aziende/22_aprile_08/consigliere-putin-guerra-ucraina-occidente-colpire-europa-karaganov-e17bfd5e-b6b0-11ec-b39d-8a197cc9b19a.shtml

Noi dubitiamo di questa lettura, davvero troppo semplice, che può valere come cornice. Incongruo parlare di valori ed ideologia, storia e trascendenza da chi come Putin e la sua corte, ha attinto dalle casse statali come fosse un bancomat di famiglia. Le ricchezze di Putin sono oggetto di scandalo e sono valse le prigioni per oppositori come Navalny o la striscia di morti eccellenti da Anna Politkovskaya a Litvinenko, fino a Nemkov.

Putin non è Lumumba o Sankara, e neppure Castro o il Che. Putin che si converte al Grande Destino è affare poco credibile. Putin è piuttosto il gestore di una pompa di benzina, tale l’espressione di John Mc Cain riportata da Gerry Kasparov al Wall Street Journal, che vede nero il proprio futuro. 

https://www.wsj.com/articles/biden-told-the-truth-putin-has-to-go-russia-ukraine-invasion-leader-free-world-regime-change-11648998065?mod=djemalertNEWS

Ciò che vende oggi, creando una dipendenza crescente, la Russia non venderà più tra una generazione o forse due.

La transizione verde e libera dai combustibili fossili – porterà la Russia al diluvio universale, ne abbiamo scritto riportando il Carnagie of Moscow – ed ad un declino rovinoso.

https://carnegiemoscow.org/2021/11/24/coming-deluge-russia-s-looming-lost-decade-of-unpaid-bills-and-economic-stagnation-pub-85852

L’Ucraina risulta quindi la scelta strategica azzardata, ma fondata.

Importanti risorse minerarie ed industriali, oltre a ciò l’Ucraina è il maggiore paese agricolo europeo. E’ un granaio del mondo, primo produttore di olio di girasole e di tanti altri prodotti e produce fertilizzanti. Il settore agricolo alimentare rappresenta un cospicuo 13% del GDP quando il Russia è meno del 5%.

https://www.cia.gov/the-world-factbook/countries/ukraine/

https://www.fao.org/director-general/news/news-article/en/c/1476480/

Annettere l’Ucraina è garantirsi le commodities alimentari, che gradualmente sostituiranno l’oil & gas nel grande gioco mondiale.

Storditi dall’orrore ci dimentichiamo di leggere come i mercati delle materie prime sono oggetto di speculazioni senza precedenti. Paul Delespinasse della Monroe University, ipotizza aggiotaggi dall’amministrazione russa per finanziare la guerra, il paese e forse la bella vita di tanti siloviki

https://www.monroenews.com/story/opinion/columns/2022/02/26/paul-delespinasse-vladimir-putin-playing-u-s-stock-market/6914957001/

La sorpresa di questi giorni appanna il pensiero di molti. Una riflessione per tutte, risulta ammissibile che l’Occidente si interroga sulle sanzioni, quando la Russia neanche per un attimo pensa di lasciare i suoi clienti senza gas, gli stessi clienti che forniscono il miglior materiale bellico all’Ucraina.

Abbiamo scritto per anni di decoupling ed abbiamo messo nel mirino i perversi legami dell’Occidente con la Cina, oggi scopriamo la Russia lo stato benzinaio, con la pompa sotto casa, e lo sfratto esecutivo di Greta in corso.

8 Aprile

Al 2018:

5° produttore mondiale di mais (35,8 milioni di tonnellate), dopo Stati Uniti, Cina, Brasile e Argentina;

8° produttore mondiale di grano (24,6 milioni di tonnellate);

3° produttore mondiale di patate (22,5 milioni di tonnellate), secondo solo a Cina e India;

Il più grande produttore mondiale di semi di girasole (14,1 milioni di tonnellate);

7° produttore mondiale di barbabietola da zucchero (13,9 milioni di tonnellate), che viene utilizzata per produrre zucchero ed etanolo;

7° produttore mondiale di orzo (7,3 milioni di tonnellate);

7° produttore mondiale di colza (2,7 milioni di tonnellate);

13° produttore mondiale di pomodori (2,3 milioni di tonnellate);

5° produttore mondiale di cavoli (1,6 milioni di tonnellate), dopo Cina, India, Corea del Sud e Russia;

11 produttore mondiale di mele (1,4 milioni di tonnellate);

3° produttore mondiale di zucca (1,3 milioni di tonnellate), secondo solo a Cina e India;

6° produttore mondiale di cetriolo (985 mila tonnellate);

5° produttore mondiale di carote (841mila tonnellate), dopo Cina, Uzbekistan, USA e Russia;

4° produttore mondiale di piselli secchi (775mila tonnellate), secondo solo a Canada, Russia e Cina;

7° produttore mondiale di segale (393mila tonnellate);

3° produttore mondiale di grano saraceno (137mila tonnellate), secondo solo a Cina e Russia;

6° produttore mondiale di noci (127mila tonnellate);

Ha prodotto 4,4 milioni di tonnellate di soia; 883 mila tonnellate di cipolla; 467 mila tonnellate di uva; 418 mila tonnellate di avena; 396 mila tonnellate di anguria; 300mila tonnellate di ciliegie; Oltre a produzioni minori di altri prodotti agricoli.

https://www.fao.org/faostat/en/#data/QC/

 

Esportazioni Ucraine al 2019

 

Le cose cambiano, le esportazioni agricole per la Russia sono cambiate in 23 anni dal 50,84% allo 0,71%.

 

 

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