L’articolo era uscito nel giugno del 2020 con il titolo “Gli studenti thailandesi sono scesi in piazza“, come post sulla piattaforma Facebook e poi sul sito di Altriorienti.

Scritto per pochi amici era la fotografia di una Thailandia sofferente. Il Covid aveva colpito la principale fonte di reddito del paese, il turismo ed il governo golpista del primo ministro Prayut Chan – O – Cha, aveva reagito duramente alle proteste di piazza di chi chiedeva maggiore trasparenza e democrazia.

Poche ore fa a distanza di oltre un anno, Facebook ha dichiarato che i contenuti del post ledono i principi costitutivi della piattaforma e i contenuti censurati.

Inutile mobilitare Zuboff ed il suo classico testo sul “Capitalismo della sorveglianza”, forse è solamente opportuno osservare cosa sia Facebook, che aderisce plasticamente ai contenuti per selezionarli e farne una cernita, tra il lecito, il necessario, l’eversivo, lo scandaloso e chi risulta meritevole di andare al rogo.

Dubito pure che la selezione sia stata oggetto di un solerte “funzionario” alla censura, alla maniera di Gerd Wiesler, l’uomo della Stasi, del solo capolavoro di Florian Henckel von Donnersmarck, “Das Leben der Anderen” in italiano “La vita degli altri”, ma da un algoritmo tarato sulle parole “piazza”, “proteste”, poverta’”, “pandemia”,

La nostra prima censura merita un brindisi che condividiamo con tutti i nostri amici e lettori.

“Ti aspetti Xi Jinping e trovi Zuckerberg”, mi dice il filosofo irregolare Michele Capozzi.

Nulla di più vero.

30 luglio

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