Un vecchio detto indù dice, “basta paragonare le violenti società occidentali dove si beve il caffè con gli orientali bevitori di tè amanti della pace per capire quale influsso infausto e maligno abbia quella bevanda amara sull’animo umano”, vero che fosse che le cose sono cambiate in pochissimi anni.

Il consumo di caffè in asia è in costante crescita andando ad erodere le quote di consumo del te in un modello di sostituzione perfetto, un primo elemento è l’aumento della produzione locale che colloca, ad esempio il Vietnam primo produttore della qualità robusta al mondo.

Il report 122-6 del 2018 della ICO, la più importante organizzazione mondiale che si occupa di promozione del caffè, testimonia del crescente consumo di caffè nei mercati emergenti dell’Asia meridionale e orientale con un tasso di crescita del 6% rispetto al resto del mondo aumentando la sua quota nel consumo globale di caffè al 12%.

Le preferenze dei consumatori sono cambiate, favorendo il consumo di caffè fresco in alcuni mercati dove tradizionalmente si consumava solubile, uno studio thailandese ha evidenziato come le categorie prevalenti dei nuovi gusti, sono consumatori giovani appartenenti alla classe media e benestante affascinati tanto dall’aroma del caffè quanto dalle caffetterie dal gusto occidentale.

Pioniere sul mercato asiatico è stato Segafredo Zanetti che nel 2014 ha inaugurato un importante stabilimento in Vietnam con una capacità di oltre 3.000 tonnellate di caffè annue e l’acquisizione del distributore Boncafè fortissimo nel settore Ho.re.ca, perché come dice Michele, il titolare di un importante gruppo di caffè italiano con sede a Milano, “torrefare è nulla senza una buona distribuzione”.

Di altra natura la storia di Don Bruno Rossi, che negli altipiani thailandesi di Chae Hom nella provincia di Lampang, dal 1999 ha iniziato una coltivazione di caffè arabica di alta qualità. Caffè Bruno, che ha ricevuto premi di qualità dall’ Istituto internazionale assaggiatori di caffè, è venduto in Thailandia, ma è anche esportato in Giappone ed in Corea per un totale di 800 chili venduti ogni mese. “Ma il business fine a sé stesso non ci interessa”, sottolinea il missionario in una bella intervista a Famiglia Cristiana. “Il punto è che si tratta di un prodotto di qualità che dà qualità alla vita. L’ anno scorso abbiamo comprato 130 tonnellate di caffè in ciliegia, garantendo il lavoro a molti; e con il ricavato dalla vendita paghiamo le borse di studio agli studenti”.

Il vecchio detto indù parlava della bevanda del diavolo, ma non conosceva il potere dell’amore e redenzione di Padre Bruno.

7 settembre 20

 

 

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