Federico Rampini rappresenta il tragico nella forma di uno spettacolo teatrale, “Ecco perchè moriremo cinesi”, raccontando le ambizioni e le strategie egemoniche di Pechino. Lo farà vestendo i panni di Xi Jinping ed assumendone l’identità per raccontarne la sua visione. Rampini abbozza e ritratta, ammicca in quell’ambiguità che è la sua linea morale prima che editoriale. Parla di diritti individuali negati, ma ammira la Cina e la sua volontà di potenza. Non è il testimone John Reed della rivoluzione bolscevica ma potrebbe esserlo, ma non ne ha la tempra, il coraggio e la follia, altri tempi. Rimangono i vestiti di Shangai Tang a dare forma alla sostanza di chi ha fatto del copia ed incolla la propria professione.  

Dare voce al segretario del partito comunista è affare bizzarro in forma di teatro, minimizza e travisa la realtà ad allucinazione, edulcura il tragico. Cavalcare l’onda e venirne sommersi è il rischio minore di chi vive le ambiguità di chi guarda il sole ad oriente.

Anni fa l’attore Bebo Storti portò in scena “Mai morti”, memorabile autoritratto di un fascista che non si pentiva di nulla, ma Storti non aveva vissuto quella stagione e non aveva avuto simpatie per il ventennio. Infine non era certo stato a busta paga di università cinesi e corrispondente gradito al regime di Pechino, parlava del passato e non di un futuro, che per Rampini è già scritto.

Pochi giorni fa stessa vicenda ed altri palchi. Il ministro degli esteri Luigi Di Maio, durante un incontro con il suo omologo cinese, affermava come nelle diversità si può crescere insieme, poi ricordava come quel mercato sia essenziale alle imprese italiane.

Utile interrogarsi – noi lo facciamo da tempo – quali sono i numeri del nostro interscambio con la Cina?

Per i dati ufficiali del ministero del commercio estero, la Cina vale il 2.5% delle esportazioni italiane. Il Belgio con i suoi 12 milioni scarsi di abitanti vale di più, come la Polonia. La Spagna rappresenta un mercato doppio della Cina. 

https://www.infomercatiesteri.it/scambi_commerciali.php?id_paesi=122#

Si dirà che i numeri fotografano il presente e non il futuro, ma è sciocca illusione. La Cina compra dall’estero il necessario. È autartica da sempre ed afferma di bastare a sé stessa.  Il profondo disprezzo che la Cina ha del mondo è conosciuto dai tempi di Matteo Ricci, il missionario italiano del  XVI secolo, così dalle nostre pagine:

“Quando i contatti diventarono sempre più stretti i cinesi rifiutarono le innovazioni tecniche, che arrivarono dall’occidente ed incrementarono le loro esportazioni di lacca, seta, porcellana, carta pregiata ed alla richiesta di libero scambio con l’impero britannico risposero negativamente e quanto portato in dono gettato via, come dal crudo resoconto del 1793 di Lord George Macartney.”

La Cina non acquista e non acquisterà beni, ma titoli di stato altrui come abbiamo detto in altra circostanza per effetto dell’osmosi contabile di Paul Krugman che pretende un equilibrio, ma prima di tutto, Pechino è una celeste illusione ottica. 

Chiunque ci è andato ad investire è stato messo all’angolo o estromesso, si pensi al gruppo Yum China titolare dei marchi KFC, Taco bell, Pizza Hut, tanto grande da avere quasi 500.000 dipendenti, le corti di giustizia cinesi non sono indipendenti dal potere politico, i diritti di proprietà intellettuale trafugati, i marchi una barzelletta tanto che il CE China export è copia del nostro CE European Community con tanto di condanna di una corte italiana.

Oltre a ciò, diamo una nota leggera, fanno ancora sorridere le scuse degli stilisti Dolce e Gabbana per aver scelto per una compagna pubblicitaria una modella cinese ai loro occhi poco attraente.

Le esportazioni italiane in Cina sono solo 13 mld quando le importazioni sono 31 mld. I dati degli ultimi anni sono in costante peggioramento.

A livello globale i dati sono altrettanto rappresentativi.

 

https://wits.worldbank.org/trade-visualization.aspx

Noiosi fino alla morte, ripetiamo che non si fanno patti mercantili con il male senza venirne infettati ed offesi, William Shakespeare nella Tempesta scriveva, “l’inferno è vuoto e tutti i diavoli sono qui”. Il nostro è davvero il tempo della codardia morale e dalla sciatteria, molti Chamberlain, aspettando Churchill ed un Chaplin capace di rappresentare il grottesco nel grande dittatore Xi Jinping.

19 luglio

 

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